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Italia: ampie differenze economiche tra le regioni
In Italia i consumi sono ostacolati dal calo del potere d'acquisto. La sua economia risente del calo demografico e dell'invecchiamento della popolazione: fenomeno, secondo Banca d’Italia, che potrebbe compromettere la crescita sul lungo termine. Transizione digitale e green in crescita.
Nel post-pandemia, l'economia italiana ha mostrato una crescita superiore alla media dell'Eurozona, seppur caratterizzata da differenze regionali significative. È quanto emerge dal report di Banca d’Italia, secondo cui il Nord ha registrato un'espansione più marcata, mentre il Centro ha visto un recupero più moderato. Sorprendentemente, il Mezzogiorno ha superato la media nazionale in termini di crescita, sia del Pil che dell’occupazione, grazie agli interventi pubblici, come quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che hanno stimolato l'edilizia e i servizi. Nel 2023, sebbene l'attività abbia rallentato in tutte le aree, il Sud ha beneficiato anche di un incremento delle esportazioni.
Mercato del lavoro robusto, ma cala il potere d’acquisto
Lo scorso anno il mercato del lavoro si è comunque mostrato robusto in tutto il Paese, con un netto miglioramento ancora nel Mezzogiorno che ha beneficiato, in particolare, degli sgravi fiscali e degli investimenti pubblici. Tuttavia - rileva via Nazionale - nonostante la disoccupazione sia diminuita e ci sia stata una maggiore partecipazione al mercato del lavoro (con la conseguente espansione del reddito disponibile), l'inflazione (anche se diminuita rispetto ai picchi registrati nel 2022) ha continuato a ridurre il potere d'acquisto delle famiglie. Un fenomeno particolarmente accentuato nelle regioni meridionali, il che ha comportato una compressione della crescita dei consumi.
Le sfide tra calo demografico e inflazione
In generale l'economia ha vissuto una fase di recupero post-Covid, con segnali positivi soprattutto nel Mezzogiorno, ma è anche impegnata ad affrontare sfide legate al calo demografico e alle pressioni inflative. Il suo futuro, secondo il rapporto, dipenderà dalla capacità di mantenere gli investimenti pubblici e dagli stimoli all'innovazione, in particolare nelle tecnologie verdi e digitali. Dopo un picco di 60,3 milioni di residenti nel 2014, la popolazione è scesa del 2,1%, tornando sui livelli del 2007. Il problema più critico è dunque rappresentato dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione, destinato a influenzare negativamente le prospettive di crescita della nostra economia.
L’invecchiamento pesa sulla crescita economica
La dinamica demografica, infatti, ha già influito negativamente sulla crescita del Pil per abitante, che è stata inferiore alla media europea, con un contributo negativo del ‘‘dividendo demografico’’ in tutte le regioni del nostro Paese. E, secondo le previsioni, ci aspetta un ulteriore peggioramento al riguardo, con una contrazione della popolazione del 4,3% tra il 2023 e il 2043, più accentuata nel Mezzogiorno (-11,9%) rispetto al Nord (+0,9%) e al Centro (-3,6%). Il numero delle persone in età da lavoro (15-64 anni) è diminuirà di oltre il 16%, con cali più forti nel Sud (-24%). Di conseguenza, la forza lavoro si contrarrà del 14,9%, con una riduzione particolarmente marcata nel Mezzogiorno (-22,6%).
Terziario e costruzioni compensano calo dell’industria
Il PNRR e gli incentivi per la riqualificazione degli immobili hanno sostenuto l'edilizia, con un aumento degli investimenti in tutte le regioni tranne nel Nord Ovest, dove sono rimasti stabili. L’export è aumentato nel Sud ed è sceso nel Centro-Nord. La liquidità delle imprese è lievemente aumentata, ma i prestiti sono diminuiti ovunque tranne che nei servizi del Centro e Nord Ovest (leggermente aumentati). Nei primi nove mesi del 2024, l'industria ha continuato a ridursi, soprattutto nel Nord, mentre terziario e costruzioni sono cresciuti dovunque. Gli investimenti sono calati, ma la quota di imprese che prevede di chiudere l’anno in utile o in pareggio rimane alta, anche se in lieve calo al Centro.
Passi in avanti nella transizione digitale e green
Nel 2023, l'industria manifatturiera ha visto in generale un lieve calo del valore aggiunto. La produzione industriale nei primi nove mesi del 2024 è continuata a diminuire, con cali delle commesse in tutte le aree, tranne che nel Nord Est. L'adozione di tecnologie digitali è aumentata, con il cloud computing usato da oltre la metà delle aziende al Centro-Nord e dal 40% nel Mezzogiorno. La robotica è più diffusa nel Centro-Nord (20%) che nel Mezzogiorno (16%) e l'intelligenza artificiale è adottata dal 14% al Centro-Nord e dal 10% nel Sud. Circa un terzo delle imprese prevede di adottare l’IA entro il 2025. Nel 2023, la produzione di energia da fonti rinnovabili è salita, soprattutto grazie al fotovoltaico (+5,2 gigawatt). La crescita è proseguita nel 2024 (+40%), ma l'espansione dell'energia eolica è stata limitata, specialmente al Sud e la crescita complessiva resta al di sotto del target PNIEC.