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Usa: l’impatto di Trump su politiche, economia e mercati
Trump eredita un'economia in crescita, ma anche un deficit in aumento. Se le sue politiche, come il ridimensionamento delle imposte societarie, venissero prolungate, i benefici a breve potrebbero essere annullati da un aumento del debito e da misure protezionistiche, con incertezze sul lungo periodo.
Gli investitori, messe rapidamente alle spalle le elezioni per il 47.mo Presidente degli Stati Uniti, si sono messi a ragionare su quali strategie intraprendere in vista del ritorno alla Casa Bianca (ufficialmente il passaggio di consegne avverrà il prossimo 20 gennaio) di Donald Trump. È molto probabile, secondo Gil Fortgang, Washington associate analyst, U.S. equity division di T. Rowe Price, che la sua vittoria apra a un possibile rafforzamento delle politiche già perseguite durante il suo primo mandato, con un focus sui tagli fiscali, su una politica commerciale aggressiva (inclusi dazi) e su una deregolamentazione sempre più accentuata. Ma questa politica non è immune da possibili conseguente negative.
Più dazi per finanziare gli sgravi fiscali?
In particolare, se la nuova Amministrazione intende proseguire con i tagli fiscali, inclusi quelli per le persone fisiche e una possibile riduzione dell'aliquota societaria si rischierebbe un aumento significativo del deficit pubblico, per altro già elevato. Per finanziare gli sgravi, Trump potrebbe dover ricorrere a misure come l’aumento dei dazi, soprattutto contro la Cina, rischiando di riaccendere aspri confronti commerciali. Sebbene ciò possa favorire la crescita a breve termine, l’aumento delle tasse sull’import potrebbe portare a un’inflazione più alta, con possibili ripercussioni sui prezzi e sul mercato del lavoro, soprattutto se le politiche sull'immigrazione dovessero diventare più restrittive.
Economia forte ma debito in crescita
Trump eredita, in sintesi, un'economia statunitense solida e anche un deficit fiscale in crescita: situazione che poco si addice alle politiche fiscali espansive (come l’intenzione di portare l’aliquota fiscale sulle società a un minimo del 15% dal 21%). Se il Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) dovesse essere prorogato, secondo l’analista, i benefici per la crescita potrebbero essere bilanciati dalla riduzione delle agevolazioni per le energie rinnovabili e dagli aumenti dei dazi. In caso contrario, il deficit lieviterebbe con una spesa aggiuntiva di 4-5mila miliardi di dollari nel prossimo decennio. L’impatto, dunque, si preannuncia positivo sul breve termine, ma anche molto incerto sul lungo periodo.
Pmi tra le beneficiarie con vantaggi per gas e petrolio
L’euforia espressa dai mercati dopo avere conosciuto la vittoria del tycoon deve infatti trovare un fondamento più solido perché possa durare nel tempo. Da una parte, l’esito delle urne risolve l'incertezza di fondo, migliorando la propensione al rischio degli investitori. Le Pmi potrebbero beneficiare della deregulation e di una maggiore chiarezza nelle politiche, mentre il settore energetico vedrebbe vantaggi dalle politiche favorevoli al gas e al petrolio. Al contrario, le fonti rinnovabili potrebbero subire danni. L’aumento dell'inflazione, causato dai dazi e dalle politiche sull'immigrazione, potrebbe infine influire negativamente sull’azionario e sull’obbligazionario, in un contesto più volatile.
Il dollaro sull’altalena?
La politica di Trump è destinata a influenzare anche il percorso del dollaro, la cui dinamica è attualmente piuttosto difficile da prevedere. Trump ha anche affermato più volte di voler una valuta più debole (per un export più competitivo), ma alcune delle sue politiche, come l'aumento dei dazi (con una tassa di confine del 10% su tutti i beni importati e un dazio fino al 60% per ciò che arriva dalla Cina), potrebbero invece far apprezzare il dollaro. Questo accade perché le tariffe doganali aumentano i costi per i Paesi che commerciano con gli Stati Uniti, spingendo potenzialmente a una domanda più alta per il dollaro. E, comunque, l’andamento del dollaro dipenderà anche da altri fattori non meno importanti.
Occhio ai tassi per capire il corso del biglietto verde
Non di meno, infatti, il dollaro sarà guidato anche dalle decisioni in materia di tassi della Fed. Se dovesse continuare l’allentamento della politica monetaria, auspicato da più parti (ma anche fare più iniezioni di liquidità nell’economia), questo potrebbe rendere il biglietto verde meno interessante per gli investitori rispetto ad altre valute più remunerative. In caso contrario, se l'economia statunitense continuerà a crescere meglio di altre, questo darebbe più propellente al dollaro. In ogni caso, è presto per dire con certezza come si muoverà il dollaro, anche se si può già dire che sarà difficile che perda il suo status di valuta di riferimento per le riserve mondiale.