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Italia: Scope Ratings conferma la valutazione di merito
L’Italia, nonostante i punti positivi, sconta un alto debito pubblico, con la necessita di un finanziamento elevato che impatta sulla crescita a medio termine. La bassa produttività e la demografia sfavorevole sono sfide strutturali per l’economia. La crescita economica dell’Italia è prevista moderata.
Buona notizia per la valutazione del credito del nostro Paese: Scope Ratings, a conclusione della revisione che fa periodicamente (considerando l’impatto che potrebbero avere i cambiamenti delle condizioni macro e finanziarie), ha confermato la nota di merito. Un riconoscimento importante, visto che il giudizio scaturisce dall’esame di una vasta gamma di fattori, dal confronto con Paesi simili (benchmarking) alla performance dei rating nel tempo, all’analisi degli aspetti metodologici (come i presupposti di rating e i modelli usati). Nel caso dell’Italia, la revisione è stata completata il 25 novembre, confermando sia il rating a lungo termine in valuta locale ed estera (BBB+/Stabile), sia quello del debito senior non garantito (BBB+/Stabile). Il rating a breve, sia in valuta locale sia estera, è stato mantenuto a S-2/Stabile.
Numerosi gli aspetti positivi
La nota dell’agenzia spiega che il giudizio confermato all’Italia è supportato da numerosi elementi positivi, a cominciare dalle favorevoli politiche fiscali e monetarie. Il nostro Paese, in particolare, beneficia dell’appartenenza all’Unione Europea e dell’architettura istituzionale dell’Eurozona, che contribuiscono alla nostra stabilità economica e finanziaria. Altro punto a favore è la dimensione e diversificazione della nostra economia. Con un Pil di 2,1 trilioni di euro e un reddito pro capite di circa 37mila euro, l’Italia vanta infatti una solida economia diversificata. Allo stesso tempo, si avvantaggia di un forte settore esterno. Un debito moderato del settore privato non finanziario, così come le ampie riserve nel sistema bancario contribuiscono ad aggiungere resilienza all'economia italiana.
Bene la struttura del debito e la stabilità politica
Ci sono altri due fattori che sono dietro alla conferma del rating BBB+/Stabile al nostro Paese, ovvero la struttura del suo debito pubblico e la ritrovata stabilità politica. Nel primo aspetto, secondo la nota di Scope Ratings, conta soprattutto il fatto che il debito pubblico ha una struttura relativamente favorevole, con un costo medio di finanziamento di circa il 3% e una scadenza media di circa sette anni, che contribuisce alla sostenibilità del debito. Per il secondo fattore, ha il suo rilevante peso il fatto che, con una larga maggioranza parlamentare e un Governo che appare in grado di gestire le sfide economiche, la situazione sotto questo aspetto dovrebbe confermarsi sino alle prossime elezioni generali previste per il 2027. Sullo sfondo, tuttavia, ci sono anche alcune sfide che condizionano lo status quo del rating.
Ma il debito rimane alto così come il suo finanziamento
In questo capitolo, ricopre un ruolo di peso il debito pubblico che rimane molto alto, circa il 137% del Pil nel 2024, mentre le necessità di finanziamento annuali continuano a essere rilevanti, con una stima di circa il 24% del Pil. Questi fattori – secondo il report - continueranno a pesare nel medio periodo. Intanto, l’Italia è chiamata ad affrontare sfide strutturali che limitano la crescita economica nel medio periodo, tra cui una bassa produttività e una partecipazione ridotta della forza lavoro. Su quest’ultimo punto, si inserisce il tema delle dinamiche demografiche. A questo proposito, infatti, la debole demografia, con una popolazione che invecchia e una forza lavoro in declino, continuerà a rappresentare nel lungo periodo una sfida per le finanze pubbliche e per la crescita economica dell’intero Paese.
Proiezioni macro e piano fiscale
Scope Ratings prevede per l’Italia una crescita economica moderata nei prossimi anni, con un incremento previsto dallo 0,7% di quest’anno allo 0,9% del 2025, e intorno all'1% nel periodo 2026-2029. Questo trend, secondo gli esperti, dovrebbe parzialmente compensare la fine del Superbonus, grazie a un aumento della spesa per investimenti pubblici legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La crescita prevista dipende dall’assenza di nuovi shock economici, da un graduale calo dei tassi di interesse e dall’efficace implementazione del PNRR, che dovrebbe favorire riforme strutturali e investimenti produttivi. Nel contesto delle finanze pubbliche, il Governo italiano ha adottato un nuovo piano fiscale strutturale dopo l'annuncio dell'Ue di mettere l'Italia sotto procedura per eccessivo deficit (a luglio 2024).