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Mercati emergenti: niente panico per cogliere le opportunità
Per affrontare la volatilità senza panico e cogliere le opportunità occorre che gli investitori guardino oltre il breve termine. Per BlueBay bisogna monitorare il quadro politico del Sud America, le politiche zero Covid in Asia, la crisi in Ucraina e le potenzialità di Tunisia, El Salvador e Cina.
L’inizio del 2022 per i mercati finanziari mondiali è stato all’insegna della volatilità, con le strategie degli investitori condizionate dall’andirivieni - spesso contrapposte - delle notizie sulla pandemia, sull’escalation della crisi in Ucraina, sul nuovo corso (rialzista) della politica monetaria delle principali Banche centrali. Non di meno, le scelte su cosa mettere in portafoglio hanno iniziato a riflettere sempre di più le preoccupazioni (dal lato dei consumi) per la perdita del potere di acquisto causata dalla fiammata dell’inflazione e, più in generale, il rallentamento accusato dalla ripresa economica.
Rimanere in disparte non è la soluzione ottimale
Sicuramente, secondo Polina Kurdyavko, head of emerging markets, senior portfolio manager di BlueBay AM, quest’anno presenterà ai mercati emergenti alcune sfide, ma la modalità 'panico' non è una soluzione, dato che - restando in disparte finché il polverone viene meno - si possono perdere interessanti opportunità nel debito emergente. E i mercati, proprio in questo momento, hanno questi connotati. Con ulteriori pressioni inflative che incombono e la Fed che si muove verso un ciclo di rialzi, anche chi investe negli emergenti è invece andato in modalità panico negli ultimi mesi, come mostrano i rendimenti negativi dei relativi indici.
Da monitorare il quadro politico del Sud America
La situazione vissuta dai mercati emergenti può indurre a pensare che tale paura sia giustificata. Anche perché non si può nemmeno trascurare il quadro politico di alcuni Paesi, come Peru e Cile. Il calendario elettorale del 2022 può riservare altre sorprese, con le presidenziali in Colombia e Brasile che potrebbero portare la regione verso una maggiore inclinazione a sinistra: scenario che potrebbe turbare i mercati. Mentre in Asia le politiche zero-Covid continuano a causare disruption alle reti di approvvigionamento, mentre resta confusa la risposta politica del Governo cinese alle problematiche del settore immobiliare.
La crisi in Ucraina e i problemi della Turchia
Ad alimentare le preoccupazioni contribuisce anche l’escalation della crisi Russia-Ucraina, che rende incerta la determinazione dei prezzi degli asset di questi Paesi, così come degli asset rischiosi più in generale, date le potenziali implicazioni per la fornitura di gas. Nel frattempo, in Turchia un approccio politico poco ortodosso sta portando il Paese sull’orlo di una crisi. Intanto, alcuni Paesi, come il Sudafrica, continueranno ad affrontare sfide sul fronte della crescita. Per non parlare di alcuni mercati high yield, come Etiopia e Sri Lanka, che potrebbero dover affrontare una ristrutturazione del debito quest’anno.
Gli emergenti hanno già scontato il rialzo dei tassi locali
Sono problemi e variabili non sufficienti perché gli investitori evitino i mercati emergenti. Anzi, secondo Kurdyavko, questo è proprio il momento per adottare un approccio attivo in questo universo. In primo luogo, perché, mentre ci si aspetta che parta la politica restrittiva nei Paesi sviluppati, gran parte degli emergenti ha già alzato i tassi l’anno scorso, con il mercato che ha riprezzato le curve dei tassi locali dei mercati emergenti di 300-400 pb. La maggior parte di loro ha previsto tassi reali positivi nell’arco di un anno e ciò rappresenta il più alto differenziale storico di tassi reali con i mercati sviluppati.
I rendimenti potenziali di Tunisia, El Salvador e Cina
Nel complesso, l’aumento del costo del debito non mette in discussione la sostenibilità del debito di per sé, ma pone più enfasi sulle politiche. In conclusione, secondo Kurdyavko, anche se la volatilità rimarrà alta, ci sono tanti elementi a favore per l’asset class quanti quelli contrari. Se però gli investitori riusciranno a essere pazienti e guardare oltre la volatilità, potrebbero cogliere opportunità interessanti. Guardando al solo universo degli emergenti in valuta forte, Paesi come Tunisia e El Salvador offrono il potenziale per rendimenti del 30-40% annuo, per non parlare del settore immobiliare cinese, dove si può potenzialmente raddoppiare l’investimento nello stesso periodo.