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Mercati: il ritorno sui titoli value è appena iniziato
La forza dell’attuale ripresa economica favorisce lo spostamento degli investitori dai titoli growth a quelli value. In questo contesto, secondo gli esperti, sono da monitorare le case automobilistiche europee e alcune compagnie aeree e aerospaziali. Giudizio positivo anche per il farmaceutico.
Gli investitori stanno tornando a puntare sempre di più sui titoli ‘value’. Una riscoperta fatta la scorsa estate e, in particolare, dall’annuncio del vaccino contro il Covid-19 da parte di Pfizer nel novembre del 2020. Da allora stiamo assistendo ad un crescendo dello stile ‘value’ e la sua sovraperfromance continua grazie alla riapertura delle attività e al rimbalzo della crescita economica mondiale e dei profitti societari. Sebbene ci siano dubbi sulla tenuta di questo rally, gli esperti di T. Rowe Price ritengono che ci siano diversi fattori che potrebbero contribuire a favorire uno stile di investimento che ha sottoperformato molto a lungo.
Sorprende la forza della ripresa economica
Lo sostiene Sebastien Mallet, gestore del fondo Global Value Equity di T. Rowe Price, secondo cui pur aspettandoci un rimbalzo dei ciclici quest’anno, deve sorprenderci la portata della ripresa di molte economie i cui effetti non sono da sottovalutare. Le fasi di ripresa, infatti, storicamente hanno favorito le aree ‘value’, e questo ha trovato conferma anche in questa occasione. In gran parte ciò è stato legato al notevole miglioramento delle attese sugli utili, soprattutto in settori come quello energetico, finanziario e dei materiali. Anche le aree ‘growth’ hanno visto un aumento delle aspettative, ma non al livello di quelle ‘value.
Basse quotazioni e buone prospettive per i profitti
Mallet si aspetta quindi che questo slancio continui, favorito da valutazioni inferiori e migliori stime sugli utili. Un quadro per altro supportato anche dagli stimoli fiscali varati dai Governi, dalla domanda rimasta repressa a lungo e dalla prospettiva di una riapertura totale dell’economia. Anche se i titoli ‘value’ hanno sovraperformato rispetto a quelli ‘growth’ negli ultimi 6 mesi, il gestore ritiene che questa tendenza sia solo l’inizio di uno spostamento delle performance di lungo periodo. Gli spread delle valutazioni tra growth e value hanno raggiunto livelli senza precedenti, superiori a quelle della crisi finanziaria.
In passato ha avuto un ruolo importante l’inflazione nella rotazione verso i value e quindi non bisogna trascurare gli effetti che dovrebbero avere i deficit fiscali, probabilmente destinati a spingere al rialzo sia i tassi e sia l’inflazione. Senza contare che i piani fiscali Usa offrono il potenziale per un’ulteriore spesa pubblica per le infrastrutture, che potrebbe implicare una crescita economica più forte per molti anni. Resta da vedere, afferma però Mallet, se questi piani implicheranno uno spostamento permanente verso livelli di spesa fiscale superiori e se riusciranno a essere finanziati senza pesare sui deficit.
I mercati tendono a cambiare ogni 10-15 anni
Se così fosse, il mercato potrebbe focalizzarsi sulle implicazioni di lungo termine sia dei tassi sia dell’inflazione. Inoltre, se i mercati inizieranno ad aspettarsi livelli d’inflazione sistematicamente più alti, ciò potrebbe far invertire molti dei trend che abbiamo visto negli ultimi 10 anni, portando a un regime più prolungato per il value. Guardando avanti, Mallet ritiene che i prossimi 10 anni saranno molto diversi dall’ultimo decennio. I mercati tendono a cambiare notevolmente ogni 10-15 anni. Dalla crisi finanziaria abbiamo visto un periodo prolungato di stagnazione, accompagnata da tassi bassi e crescita contenuta.
Il ruolo ‘value’ in un portafoglio bilanciato
Il Covid ha introdotto politiche fiscali e monetarie più aggressive ed espansive. Le azioni intraprese per sconfiggere le disuguaglianze e sostenere un’agenda ‘green’ potrebbero dare slancio a una spesa fiscale ancora maggiore. Tali cambiamenti potrebbero migliorare l’economia, che a sua volta spingerebbe al rialzo inflazione e tassi. Questo sarebbe favorevole per i titoli ciclici, finanziari e di consumo, a beneficio dello stile ‘value’. Tuttavia, gli investitori value non dovrebbero dimenticare la lezione della disruption e dell’innovazione tecnologica, trend che sembrano aver accelerato con la pandemia. Per questo, sostiene l’esperto, per gli investitori che mirano ad avere un portafoglio bilanciato, il value può avere un ruolo essenziale da giocare.
Considerato che le quotazioni Usa sembrano costose e che i mercati hanno seguito l’andamento delle vaccinazioni (i ritardi hanno penalizzato Europa e Giappone), secondo Mollet l’India è un buon esempio: si aspetta una ripresa nella seconda metà del 2021. Altra opzione è la Cina, che offre una combinazione di valuta forte, prezzi contenuti, crescita solida e crescente sofisticazione del mercato. A livello di settori, la riapertura delle economie è al centro dell’attenzione. I trasporti sono un esempio, con buone prospettive per i titoli delle case automobilistiche europee e alcune compagnie aeree e aerospaziali. Giudizio positivo anche per il farmaceutico, che è stato sfavorito dalle incertezze sulla riforma della sanità USA. I titoli del comparto tendono a essere difensivi e crescono lentamente, ma i prezzi sono tornati sui livelli del 2011-2012.