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Mercati: l’Italia con Draghi avrà più peso in Europa
La caduta del Governo Conte, con l’arrivo dell’ex Presidente della Bce alla guida del nuovo Esecutivo, è stata accolta con favore dai mercati finanziari. L’Italia, secondo gli analisti di BlueBay, ha anche la possibilità di avere più voce all’interno dell’UE e di creare un’Unione più solida.
I mercati nelle ultime settimane hanno avuto un occhio di riguardo nei confronti dell’Italia: la loro attenzione era rivolta a come il Paese avrebbe risolto la crisi politica. Gli investitori hanno immediatamente apprezzato l’incarico affidato a Mario Draghi di formare il nuovo Governo: gli spread hanno rapidamente stretto, l’azionario ha trovato una base solida (e guadagnato oltre l’8% dalla caduta del Governo Conte). Ora la speranza è che l’ex Presidente della Bce possa posizionarsi al centro del dibattito per revisionare le regole fiscali che governano l’unione monetaria, una volta passate le elezioni di settembre in Germania. Non solo, secondo Mark Dowding, Cio di BlueBay, l’Italia ha anche la possibilità di avere più voce all’interno dell’UE e di creare un’Unione più stretta e solida.
Occorre molta fiducia, gli ostacoli sono molti
Questo scenario, diventato più concreto con la nascita del Governo Draghi, dovrebbe contribuire alla continua riduzione dei premi al rischio degli asset italiani. Tutto questo richiede però anche molta fiducia. Infatti, secondo l’esperto, la realtà è che governare potrebbe rivelarsi un compito molto più sfidante per Draghi nelle prossime settimane e chiunque abbia speso del tempo a seguire la politica italiana sa che certamente non sarà una passeggiata. Le incognite sulla sua strada non sono poche: i dubbi non sono infatti legati solo alla sua capacità di portare fuori il Paese dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica, ma vertono anche sulla maggioranza eterogena che sostiene il suo Esecutivo.
La buona intonazione dei mercati Usa
A parte le vicende italiane, complessivamente i mercati finanziari nell’ultima settimana sono rimasti sostanzialmente invariati, vista l’assenza di notizie rilevanti o di un evento catalizzatore in grado di dare una direzione più precisa. Nonostante questo, negli Usa la Borsa si è avvicinata a nuovi massimi e gli spread sui bond societari si sono lievemente ristretti, con l’indice high yield (HY) USA che è sceso addirittura sotto la soglia del 4% per la prima volta nella storia. Ad ogni modo stiamo parlando di movimenti contenuti, mentre la performance poco brillante delle nuove emissioni di bond corporate suggerisce che lo slancio degli spread verso un ulteriore restringimento stia svanendo. Nel frattempo, il report sull’inflazione Usa piuttosto positivo ha stabilizzato i governativi e indebolito leggermente il dollaro.
I rischi nascosti delle criptovalute
La settimana appena trascorsa è stata ancora una volta segnata dal rally delle criptovalute, con i Bitcoin che hanno toccato i 45mila dollari, in seguito all’annuncio di Tesla di aver investito 1,5 miliardi di dollari dei suoi fondi in questa divisa e di voler iniziare ad accettare pagamenti in Bitcoin. La ‘FOMO’ (Fear of missing out, paura di rimanere escluso) generata dopo che il prezzo del Bitcoin è cresciuto del 500% negli ultimi quattro mesi continua ad attirare nuovi investitori verso l’asset class. Tuttavia, stima Dowding, al momento il mercato sta sottovalutando alcuni rischi: da un punto di vista ESG tali investimenti hanno conseguenze particolarmente negative. Con la crescita dei prezzi delle criptovalute, infatti, aumentano anche gli incentivi per il ‘mining’ (attività presso potenti centri di calcolo che rendono valide le transazioni) e, di riflesso, il consumo energetico potrebbe continuare a crescere a un tasso allarmante. Si stima che il consumo energetico associato al mining digitale dei Bitcoin sia già superiore rispetto al consumo totale di energia di un Paese come l’Argentina, anche prima della recente impennata dei prezzi.