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Mercati: nel 2023 i fari saranno puntati sull’inflazione
L’inflazione persistente e la recessione negli Stati Uniti detteranno la linea dei mercati nella prima parte del 2023. Alla fine, però, dopo il picco dei tassi Fed nel primo trimestre, potrebbe esserci un ritorno degli investitori sulle azioni che offrono opportunità in fasi di recessione.
La principale sfida che attende i mercati nel 2023 è l’inflazione, perché le tensioni sono destinate a non affievolirsi tanto presto. Solo verso la fine del prossimo anno potremmo essere in grado di immaginare una riduzione dei tassi: sarebbe la ricompensa per aver domato l'inflazione, così importante per le imprese per pianificare e investire in modo sensato. Nello stesso tempo, consentirebbe ai consumatori di venire fuori da una crisi del costo della vita di proporzioni storiche e gli investitori potrebbero beneficiare di una ripresa delle valutazioni, anche se questo positivo scenario potrebbe essere annullato se la guerra Russia-Ucraina dovesse aggravarsi e/o le relazioni tra Usa e Cina dovessero inasprirsi.
Fondamentale l’accettazione di una imminente recessione
La previsione è di Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, il quale ricorda che la storia insegna che fare i conti con la realtà economica è importante: in passato, infatti, le false speranze hanno generato cattive allocazioni delle risorse. Oggi, sostiene, l'accettazione di una recessione imminente sembra fondamentale, anche se le conseguenze devono ancora farsi sentire. Però i circa 85mila licenziamenti decisi dalle aziende high tech Usa danno un'idea del dolore che verrà. Il prezzo per domare l'inflazione sarà un rallentamento della crescita e un aumento della disoccupazione. Nel frattempo, le Banche centrali continuano ad alzare i tassi con l’obiettivo di raffreddare domanda e prezzi.
La disoccupazione Usa nel 2023 quasi raddoppia
La frenata dell’economia comporterà, secondo Wade, un aumento dei senza lavoro dal secondo trimestre 2023, con la disoccupazione che raggiungerà il 7% alla fine del prossimo anno - circa il doppio del tasso attuale -. Perciò nel 2023 sarà necessario un reset, perché l’economista prevede che il PIL Usa scenderà dell'1%. Una proiezione che si distingue da molti che prevedono una crescita dell'economia d’Oltreoceano dello 0,2%. Questo spiega perché la previsione di Schroders sia leggermente più moderata per la crescita globale, pari all'1,3% nel prossimo anno, in quanto ritiene che gli Stati Uniti fungano da maggiore contrappeso alla forte crescita dei Paesi emergenti, in particolare della Cina.
Il picco dei tassi Usa già nel primo trimestre
L’economista prevede che il tasso di riferimento Usa raggiunga il picco del 4,5-4,75% nel primo trimestre 2023. Questa stima si basa sull'idea che, dopo altri due rialzi, l'impatto cumulativo di una politica restrittiva spingerà le imprese a cambiare atteggiamento: vedranno comprimersi i margini, aumenteranno i licenziamenti e il mercato del lavoro si raffredderà. Anche se l'inflazione totale sarà ancora al di sopra dell'obiettivo nel momento in cui si raggiungerà il NAIRU (disoccupazione che mantiene costante l’inflazione), Wade prevede che il raggiungimento di questo obiettivo chiave sarà sufficiente per indurre la Fed a sospendere la stretta. Ciò potrebbe preludere a tagli dei tassi d'interesse più avanti nel corso dell'anno, con l'aggravarsi della recessione.
Per gli investitori il clima si farà più favorevole
L’orizzonte, di conseguenza, per gli investitori si farà più sereno. Secondo l’economista potremmo assistere a un ritorno dei mercati a un territorio più familiare, dove le azioni offrono opportunità interessanti in fasi di recessione. L'anno prossimo, secondo le previsioni di Schroders, un calo dell'1% del PIL statunitense si tradurrà in un calo del 14% degli utili societari delle imprese. Si tratta di un quadro desolante, anche se le valutazioni inizierebbero a riprendersi grazie al taglio dei tassi da parte delle Banche centrali in risposta al peggioramento della crescita e al miglioramento del contesto dell'inflazione. Ma, attenzione, Wade non prevede che le Banche centrali delle economie avanzate, al di fuori degli Stati Uniti, si orientino verso un taglio dei tassi nel 2023. In particolare, avverte, le componenti (come petrolio e alimentari) che alimentano le tensioni nel Regno Unito e in Europa rimangono su traiettorie accendenti. Per questo prevede un rapido deterioramento delle prospettive di crescita, dato che la Bce e la BoE continueranno ad alzare i tassi fino all'inizio del 2023, per poi tenerli fermi per il resto dell’anno.