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MIC-Confcommercio: in marzo peggiora il disagio social
Il MIC, l’indicatore di Confcommercio che misura mensilmente il disagio sociale, in marzo si è attestato su un valore stimato di 20,5 in aumento di 3,2 punti rispetto a febbraio (mese nel quale il dato è stato rivisto al ribasso in seguito alla correzione effettuata dall’Istat sul numero di disoccupati). È la diretta conseguenza della pandemia da coronavirus. Il marcato rialzo dell’indice “è derivato esclusivamente dal peggioramento del mercato del lavoro” spiega una nota, precisando che nella costruzione dell’indicatore del mese preso in considerazione sono state necessarie alcune imputazioni per limitare la sottostima della disoccupazione. In particolare, il deciso calo dei senza lavoro accusato nel mese (-267mila unità) e il simultaneo aumento degli inattivi (+301mila) ampliano l’area degli scoraggiati.
Valore stimato perché mancano le ore di Cig
Contestualmente, hanno spiegato in Confcommercio, per quanto riguarda marzo non sono ancora disponibili le ore di Cig autorizzate con causale Covid-19. Per ovviare, sia pure parzialmente a questo problema, si è scelto di utilizzare come tiraggio - percentuale di utilizzo delle ore autorizzate – il dato registrato nei mesi di marzo del 2008 e del 2009 (sulla falsariga del comportamento visto all’inizio di una crisi). Nessun problema invece per l’indice che misura l’andamento dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto, che sono aumentati dello 0,6% su base annua, in rallentamento rispetto allo 0,8% di febbraio.
Il problema del ridotto orario di lavoro con il lockdown
A marzo la disoccupazione ufficiale si è attestata all’8,4%, in calo di nove decimi di punto su febbraio (mese in cui il dato è stato rivisto dal 9,7% al 9,3%, e di due punti sull’anno). Gran parte del ribasso è da imputarsi alle difficoltà di effettuare, in questo momento, una ricerca di lavoro: situazione che ha portato molti disoccupati nell’area dell’inattività e più precisamente tra gli scoraggiati. Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, la situazione si conferma già meno favorevole. Il blocco delle attività dai primi giorni di marzo ha determinato un aumento di persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, portando il tasso di disoccupazione corretto al 12,1%, in aumento di oltre 1 punto sul mese precedente.
Il peggioramento del mercato del lavoro
Nel dettaglio, nel mese di marzo di quest’anno le ore autorizzate di CIG sono diminuite rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-8,2%). Su questo andamento ha pesato il fatto che nel mese non ci siano ore con causale Covid-19. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA si stima un deciso aumento, in considerazione di un significativo incremento del tiraggio. La traslazione da disoccupati a scoraggiati ha portato a una netta crescita delle persone in questa posizione. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un aumento di 2,6 punti del tasso di disoccupazione esteso su base mensile e di 1,6 punti nel confronto annuo.
Gli appelli perché lo Stato aiuti direttamente le famiglie
Si moltiplicano intanto gli appelli delle varie associazioni, dalla Caritas al Centro per i diritti del cittadino (Codici), affinché il Governo aiuti più direttamente le famiglie in difficoltà. In particolare auspicano che si faccia leva sulla pressione fiscale e sull’erogazione di servizi da parte dello Stato a costi contenuti.