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Ocse: crescita economica a una svolta, con meno inflazione
La crescita dei salari sostiene redditi e consumi globali, ma il potere d’acquisto non è tornato ancora ai livelli pre-Covid. Tuttavia, per i Paesi Ocse l'inflazione nei servizi rimane una sfida da affrontare. Rischi da tensioni geopolitiche e commerciali e da un possibile rallentamento economico.
Negli ultimi mesi, l’economia globale ha mostrato una notevole resilienza, con una crescita solida in diverse aree e un calo costante dell’inflazione. In particolare, molti Paesi del G20, tra cui Stati Uniti, Brasile, India, Indonesia e Regno Unito, hanno registrato una crescita stabile. Al contrario, alcune economie hanno sperimentato risultati più deboli. È la sintesi dell’outlook intermedio dell’Ocse, che ha rivisto al rialzo di uno 0,1% la previsione di crescita del Pil italiano per il 2024, allo 0,8%, mentre ha abbassato di un decimo quella per il 2025, all'1,1%. L’aggiornamento conferma invece lo stato di difficoltà della Germania, che nel 2024 dovrebbe affrontare una sostanziale stagnazione (+0,1%, in calo di un decimo rispetto a maggio), mentre per il 2025 si prevede un'accelerazione all'1%, anche in questo caso con una riduzione di uno 0,1% sulle stime precedenti.
Inflazione italiana al 2,2% nel 2025
La situazione appare decisamente migliore in Francia, con una crescita prevista dell'1,1% per quest'anno (rivista al rialzo di 0,4 punti percentuali) e dell'1,2% per il 2024, leggermente ridotta di un decimo rispetto alle previsioni precedenti. Particolare attenzione è rivolta alla Spagna, per la quale l'Ocse ha alzato la stima di crescita per il 2024 di un intero punto percentuale, portandola al 2,8% e quella per il 2025 dello 0,2%, al 2,2%. Sul fronte dell'inflazione, l'Ocse ha rivisto al rialzo la previsione per l'Italia nel 2024, portandola all'1,3% e ha aumentato dello 0,1% quella della Francia, ora al 2,4%, mentre ha confermato le stime per la Germania (2,4%) e la Spagna (3%). Per il 2025, l'Organizzazione prevede un'inflazione generale e core al 2,2% per l'Italia. Da notare che l'istituzione parigina prevede un'inflazione core al 2,2% per tutti e quattro i Paesi nel 2025.
La crescita dei salari sostiene i redditi e i consumi
A livello globale, le ultime rilevazioni, secondo l’Ocse, indicano che queste dinamiche economiche proseguiranno soprattutto nei settori dei servizi. Nel mentre, la crescita dei salari reali continua a sostenere i redditi delle famiglie, contribuendo alla loro capacità di spesa, anche se in molti Paesi il potere d’acquisto non è ancora tornato ai livelli pre-Covid. Nonostante ciò, il commercio globale si sta riprendendo più rapidamente del previsto, anche se i costi di spedizione rimangono elevati e gli ordini alle esportazioni hanno recentemente mostrato una flessione. Per quanto riguarda l’inflazione, mentre i prezzi dei beni hanno raggiunto livelli bassi, le pressioni sui costi e sui prezzi nel settore dei servizi rimangono significative. Per riportare l'inflazione di fondo ai livelli target, sarà necessario secondo l’Ocse un ulteriore calo dell'inflazione nei servizi.
Pil mondiale al 3,2% nel 2024
In prospettiva, gli economisti prevedono che entro il 2024 e il 2025 il Pil globale stabilizzerà la sua crescita attorno al 3,2%, con un miglioramento dei redditi reali e un progressivo allentamento delle politiche monetarie. Negli Stati Uniti, la crescita economica rallenterà nei prossimi anni ma beneficerà di una politica monetaria meno rigida, con una crescita prevista del 2,6% nel 2024 e dell'1,6% nel 2025. Nell'Eurozona, il Pil dovrebbe aumentare dello 0,7% quest’anno e dell'1,3% nel prossimo, grazie alla ripresa dei redditi reali e a una migliore disponibilità di credito. In Cina, la crescita rallenterà al 4,9% nel 2024 e al 4,5% nel 2025, a causa della domanda interna contenuta e della crisi nel settore immobiliare. Entro fine 2025, l'inflazione dovrebbe tornare ai livelli target nella maggior parte dei Paesi del G20: si prevede scenderà dal 5,4% nel 2024 al 3,3% nel 2025.
Lo scenario non è immune da rischi
Sul tavolo, tuttavia, permangono alcuni rischi significativi che rischiano di impattare su queste stime. Tra questi, l’Ocse include le tensioni geopolitiche e commerciali, che potrebbero ostacolare ulteriormente gli investimenti e aumentare i prezzi all’import. Inoltre, un eventuale rallentamento più marcato del previsto della crescita, associato a una decelerazione dei mercati del lavoro, potrebbe complicare il percorso verso una disinflazione stabile. D’altro canto, un aumento dei salari reali potrebbe migliorare la fiducia dei consumatori e stimolare i consumi, mentre un ulteriore calo dei prezzi del petrolio accelererebbe il processo di disinflazione. Con l’allentarsi delle pressioni inflative e del mercato del lavoro, i tassi potrebbero continuare a essere ridotti, anche se le tempistiche e l'entità di tali riduzioni dipenderanno dai dati economici (soprattutto dall’inflazione).