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Oro: i venti di guerra spingono a nuovi massimi
A inizio anno il valore dell'oro ha raggiunto i massimi degli ultimi quasi sette anni. In sintonia si sono mossi tutti gli altri metalli preziosi: dall’argento al platino, al palladio. Secondo gli esperti, il trend rialzista di tutto il comparto continuerà.
Quando i tamburi di guerra iniziano a rullare l’oro, bene rifugio per eccellenza, registra sempre poderose accelerazioni. Anche questa volta! L’uccisione in Iraq, da parte degli Stati Uniti, del generale iraniano Qassem Soleimani, è stata la scintilla che a inizio anno lo ha fatto schizzare ai massimi degli ultimi quasi sette anni. In sintonia si sono mossi tutti gli altri metalli preziosi: dall’argento al platino, al palladio. Secondo gli esperti, il trend rialzista di tutto il comparto continuarà perché i mercati si aspettano una reazione da parte dell’Iran. Il rischio di una guerra non è comunque il solo fattore che alimenta la domanda degli strumenti più difensivi, come è appunto l’oro, meno correlati al mondo finanziario e, per questo, meno volatili.
Il metallo giallo replica i propri movimenti in caso di tensioni
L’oro, nella massima spinta emotiva dei mercati sul deterioramento della situazione tra Usa e Iran, si è portato a ridosso dei massimi dal 2013, rompendo senza indugio l’importante resistenza psicologica di 1.550 dollari l’oncia. L’attacco militare Usa, infatti, ha provocato scossoni i cui effetti sono andati ben oltre il mercato del petrolio (materia prima di cui il Medio Oriente è uno dei principali fornitori al mondo) e hanno diretto l’interesse degli investitori, grandi e piccoli, verso lo strumento più difensivo per antonomasia: l’oro. Movimenti simili il mercato del metallo giallo li ha avuti sia in occasione della prima guerra del Golfo (1991) e sia dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle (2001). Eventi che hanno anche fatto da miccia alla speculazione.
La dinamica rialzista dalle tensioni commerciali Usa-Cina
Agli investitori spaventa un possibile conflitto di lungo periodo, eventualità che facilmente determinerebbe shock economici e finanziari globali. Le ricadute di una più che probabile fiammata dei corsi petroliferi sarebbero, infatti, pesanti a tutti i livelli e la loro portata è, come sempre, difficile da prevedere. La fiammata dei prezzi registrata dall’oro in questo scorcio del nuovo anno è però solo il proseguimento di una dinamica rialzista che dura da molti mesi, che alcuni analisti riconducono alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina che, in crescendo, hanno caratterizzato tutto il 2019. Tensioni che, determinando picchi di volatilità sui mercati, hanno spinto sempre più gli investitori verso porti più tranquilli e sicuri, come i metalli monetari: considerati una scommessa di gran lunga migliore rispetto ad altri mercati (da quelli finanziari alle commodities).
Lo spettro dell’inflazione fa da propellente
Tra i fattori che stanno facendo da propellente ai prezzi dell’oro ci sono le politiche monetarie e fiscali così espansive che, pur non avendo al momento gli effetti voluti (stimolare i prezzi), alla lunga sono destinate comunque a generare inflazione. È un’osservazione su cui si concentra l’analisi di Ned Naylor-Leyland di Merian Global Investors, secondo cui “il mercato obbligazionario percepisce un maggiore rischio di aumento dell’inflazione ‘core’ e di ulteriore espansione dei bilanci delle Banche centrali a causa di questa situazione preoccupante, e questo è il driver principale dei prezzi dei metalli monetari”. L’esperto ritiene che “gli investitori istituzionali stiano di nuovo prendendo in considerazione l’allocazione sull’oro”, destinato ad aggiornare i recenti massimi. In altre parole, nel primo semestre dello scorso anno gli acquisti di oro effettuati dalle Banche centrali sono ammontati a 15,7 miliardi di dollari.
Le Banche centrali tornano ad acquistare
A guidare la lista degli Istituti più attivi sul mercato del metallo giallo ci sono quelli di Russia, Cina, Polonia, India, Kazakhstan e Turchia. Secondo Goldman Sachs la corsa all’oro darebbe ben più datata: negli ultimi tre anni, secondo l’analisi della banca d’affari, i mercati mondiali sono stati caratterizzati da una movimentazione di ben 1.200 tonnellate di oro (pari a un controvalore di circa 57 miliardi di dollari), una quantità definita “inspiegabile”. Le stime per il 2020 più condivise tra gli analisti sono quelle che anticipano per l’oro un anno tutto al rialzo, spinto dalle politiche monetarie delle Banche centrali. I bassi rendimenti che ne scaturiranno, spiegano, convoglieranno gli investitori a cercare maggiori margini nei mercati ‘monetari’ alternativi. Uno scenario dove la speculazione la farà da padrone e che potrebbe spingere l’oro in area 2mila dollari/oncia.