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Oxfam: la ricchezza mondiale in mano a soli pochi Paperoni
La distanza tra ricchi e poveri è cresciuta e, secondo il rapporto dell'Oxfam, le diseguaglianze sono destinate ad ampliarsi in assenza di politiche ad hoc per contrastarle. L'1% più ricco della popolazione mondiale detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
Nel mondo la distanza tra ricchi e poveri è cresciuta, tenendo conto che le condizioni socio-economiche (sia in positivo sia in negativo) si ereditano di generazione in generazione.
Quello che emerge dal tradizionale rapporto pubblicato dall’ong Oxfam, in occasione del recente World Economic Forum, è un quadro sconfortante anche perché le diseguaglianze sono destinate ad ampliarsi in assenza di politiche ad hoc per contrastarle. La crudezza dei numeri: l'1% più ricco della popolazione mondiale detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. In altre parole, nel mondo ci sono 2.153 miliardari che, da soli, hanno un reddito superiore a quello del 60% della popolazione mondiale (cioè di 4,6 miliardi di persone).
Il 46% della popolazione vive con meno di 5,5 dollari/giorno
Quasi la metà della popolazione mondiale (46%), ovvero circa 3,8 miliardi di persone, vive con meno di 5,5 dollari al giorno: l’ammontare del loro patrimonio non arriva dunque nemmeno all’1%. Nel rapporto, intitolato ‘Time to care’, viene indicato che la “disuguaglianza economica è un fenomeno ormai fuori controllo” e si sottolinea come i 22 uomini più ricchi al mondo abbiano un reddito superiore a quello di tutte le donne d’Africa messe assieme. Il ‘gap di genere’, peraltro, resta elevato, con gli uomini che (dati al 2018) detengono il 50% di ricchezza in più rispetto a quella posseduta dalla donne” e, anche in questo caso, ci sono poche possibilità che questa differenza si riduca visto che ci sono pochi Governi che stanno lavorando in questo senso.
Cosa fa diventare i ricchi più ricchi
Ma cosa alimenta le diseguaglianze, cosa fa diventare i ricchi sempre più ricchi? L’indice accusatore è puntato verso un’economia senza regole, sul taglio della spesa pubblica e sulla creazione di monopoli in settori sempre più strategici per la vita quotidiana: cibo, farmaceutica, media, finanza, tecnologia. Una condizione che, secondo il rapporto, agevola l’accumulo di ricchezza e lo dimostra il fatto che tra il 2011 e il 2017, mentre i salari medi nei Paesi del G7 sono saliti del 3%, i dividendi degli azionisti sono cresciuti del 31%. I Paperoni inoltre hanno beneficiato del crollo dell'imposizione fiscale, grazie alla riduzione delle aliquote impositive. Solo il 4% del gettito fiscale globale deriva da tasse sul patrimonio e studi dicono che i super-ricchi eludono fino al 30% delle imposte.
L’Italia non fa eccezione
L’Italia non fa eccezioni. Nel nostro Paese la ricchezza dei più ricchi è aumentata in 20 anni del 7,6%, contro un calo del 36,6% accusato da quella della metà più povera. Il 10% più ricco del Paese possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero. La quota di ricchezza in possesso dell'1% più ricco degli italiani supera quanto detenuto dal 70% più povero. Alla fine del primo semestre del 2019, a fronte di una ricchezza nazionale netta di 9.297 miliardi di euro, il 20% più ricco degli italiani ne deteneva quasi il 70%, il successivo 20% era titolare del 16,9%, lasciando al 60% più povero il 13,3%. I primi tre miliardari italiani hanno una ricchezza netta (37,8 miliardi) maggiore di quei circa 6 milioni che costituiscono il 10% più povero della popolazione italiana.
La ricchezza si eredita, anche la povertà
In Italia, e secondo Oxfam è una condizione che si riscontra anche in altre realtà, le condizioni economiche si tramandano: i ricchi sono soprattutto i figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri. Un terzo dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al gradino più basso della scala socio-economica (dove si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, mantiene la posizione apicale. Nel Paese, inoltre, i giovani devono fare i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato da grande precarietà: oltre il 30% dei giovani guadagna meno di 800 euro lordi al mese e il 13% degli under-29 è in condizione di povertà lavorativa.