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Paesi emergenti: Africa, opportunità e sfide nell’obbligazionario
L’Africa presenta interessanti opportunità sul fronte dei bond, anche se in un contesto di grande diversità tra singoli Paesi e settori. Diverse le sfide cui devono fare fronte: dai cambiamenti climatici all’energia, dalla vulnerabilità delle commodity alla stabilità politica ed economica.
C’è un mercato obbligazionario tutto da scoprire, quello africano, che tra opportunità e sfide sta crescendo a un ritmo esponenziale. Appena nel 2010 c’erano solo cinque nazioni del continente nello schieramento dei Paesi che emettevano debito: Sudafrica, Gabon, Ghana, Egitto e Tunisia. Negli ultimi anni, il numero dei presenti nell'indice è aumentato a 16, con alcuni Paesi che sono arrivati a emettere debito denominato in euro. Nel frattempo, è aumentata anche la diversità dei rating di questi emittenti, passando dai Paesi in default (Ghana e Zambia) per arrivare a quelli (come il Botswana) che possono vantare un rating di singola A. Da precisare che quest’ultimo non è nell’indice, non ha avuto bisogno di emettere bond, ma sta considerando di farlo entro un biennio.
Un continente di oltre 50 Paesi
L’Africa è una realtà complessa dove, dice Brett Rowley, managing director emerging markets di TCW, assieme a una pattuglia di Paesi esportatori di commodity (dal petrolio ai metalli, dai minerali al cibo e prodotti agricoli) convivono molti altri importatori netti di materie prime. È un insieme di oltre cinquanta nazioni, ognuna con proprie condizioni economiche e politiche: stiamo parlando, insomma, di un continente in grado di offrire molte opportunità per gli investimenti in tutto il settore del credito. Allo stesso tempo, però, sconta molte variabili. La regione, per esempio, è altamente vulnerabile ai cambiamenti climatici, nonostante generi solo una piccola percentuale delle emissioni globali di CO2: otto dei dieci Paesi più esposti al problema sono infatti africani.
I problemi della carenza energetica e dell’ambiente
Un’altra voce imponderabile è rappresentata dall’effetto che avrà la crescente domanda di energia dei Paesi africani in fase di sviluppo, per soddisfare la quale sono necessari ingenti capitali per affrontare la mitigazione del clima. Al riguardo, secondo le stime dell’Fmi, saranno necessari 50 miliardi di dollari all'anno fino al 2050 per la mitigazione del clima e circa 190 miliardi di dollari all'anno fino al 2030 per una transizione pulita. Appare evidente che né il settore privato né quello pubblico possono sostenere da soli queste spese: quindi, stima Rowley, è necessaria una collaborazione tra i vari attori per fornire i finanziamenti necessari. Alcuni Paesi africani hanno già iniziato a emettere bond sostenibili e legati agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’onda dei green bond e la realtà Sudafrica
Il Benin, per esempio, ha emesso un sustainable bond e l'Egitto un green bond. Altri pensano di emettere bond simili, come i labeled bond (blue bond o green bond). Tuttavia, secondo l’esperto, ci vorranno alcuni anni prima che queste emissioni siano effettuate. Quello che sta succedendo in Sudafrica può essere un esempio in negativo: nonostante abbia beneficiato del rincaro delle commodity (esportatore di molte materie prime, tra cui oro e platino), ha affrontato problemi strutturali come la carenza di elettricità. Per questo l’economia sudafricana sta peggiorando e i fattori che avevano sostenuto il suo credito si stanno trasformando in ostacoli, con il Rand che quest’anno ha registrato una delle peggiori performance tra le valute emergenti.
Sugli scudi Nigeria e Gabon
Al contrario, la Nigeria è ritenuta un potenziale punto di forza nell'area, con il presidente Tinubu impegnato per le riforme utili per attrarre investimenti. Per quanto riguarda il clima, il Gabon può essere citato come simbolo dell'area: ha un’esperienza di circa 30 anni nella conservazione ambientale, ha ricevuto diversi finanziamenti e sta preparando alcuni swap legati al clima. Su questo fronte, tuttavia, la maggior parte degli altri Paesi è però ancora in una fase iniziale.
Esiste per davvero un rischio default?
Rowley smentisce l'idea che un gruppo di Paesi africani sia costantemente sul filo del fallimento. Sebbene ci siano stati casi di default, come lo Zambia (a inizio pandemia) e Ghana, ci sono anche progressi evidenti, come per lo stesso Ghana, di casi che hanno ricevuto garanzie dai creditori ufficiali. Tuttavia, la pressione sui tassi globali è una sfida per questi mercati, che devono affrontare il rifinanziamento dei loro debiti. Il Kenya è stato probabilmente il più penalizzato: ha una rilevante scadenza obbligazionaria in euro nel 2024 e ora che mancano circa 12 mesi, il mercato si sta concentrando sulla sua capacità o meno di saldare il debito. Intanto il pacchetto Fmi è stato approvato e sta passando alle fasi di negoziazione con i creditori privati.