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Plastica: problema che può diventare business
Il problema dell’inquinamento da plastica può trasformarsi in opportunità di investimento. Occorrono interventi per ridurre le emissioni legate alla produzione e allo smaltimento della plastica, per raggiungere gli obiettivi climatici. Il mercato dei capitali inizia a sostenere relativi progetti.
La plastica ha avuto un’importanza rilevante nello sviluppo della vita moderna ma, a causa delle sue caratteristiche (e del suo eccessivo uso), è diventata anche un ‘mostro’ che minaccia il nostro ambiente. Un mostro che, assieme al cambiamento climatico e alla sfida della biodiversità, è tra i problemi ambientali più urgenti del XXI secolo. Questo complesso di fattori richiede, per affrontarlo, un pensiero sistematico e strategie globali e congiunte. Ed è qui che – secondo Tongai Kunorubwe, head of ESG, fixed income di T. Rowe Price - si inseriscono gli sforzi collettivi dei Governi, delle imprese e dei privati. Ed è sempre qui che possono sorgere importanti opportunità di investimento, proprio perché è un male comune la cui soluzione appare sin da ora quanto mai difficile e che richiede massicci stanziamenti di capitali.
Il boom del consumo della plastica
Il Programma Onu per l'Ambiente (UNEP) sostiene che l'inquinamento da plastica può alterare habitat e processi naturali, riducendo la capacità degli ecosistemi di adattarsi ai cambiamenti climatici, con ripercussioni su mezzi di sussistenza, capacità di produzione alimentare e benessere sociale di milioni di persone. Ogni minuto nel mondo vengono acquistate circa un milione di bottiglie di plastica e ogni anno vengono utilizzati fino a 5 mila miliardi di sacchetti di plastica (metà della plastica prodotta è monouso). La plastica, visibile ovunque nel nostro ambiente, sta diventando parte del fossile della Terra e un indicatore dell'Antropocene, la nostra attuale era geologica. L'inquinamento globale da plastica è significativo e in crescita: si è passati da una quantità minime prima del 1950 a 60 milioni di tonnellate nel 2020.
Purtroppo, sottolinea Kunorubwe, meno del 10% dei rifiuti di plastica viene riciclato e la maggior parte di essi viene scartata o incenerita. La questione dei rifiuti di plastica abbandonati si è dimostrata pervasiva, con detriti trovati nella parte più profonda dell'oceano, (come la Fossa delle Marianne, la fossa oceanica più profonda conosciuta) e nella neve e nell'acqua delle vette più alte del mondo (come l'Everest). La plastica inoltre impiega tra 20 e 500 anni per decomporsi: purtroppo, anche in questo caso non scompare, ma viene semplicemente scomposta in particelle più piccole. La ricerca scientifica mostra che queste particelle finiscono sempre più spesso nel nostro sangue: uno studio ha mostrato che sono presenti in circa l'80% delle persone esaminate, nella placenta dei bambini e nel tessuto polmonare.
Plastica e anidride carbonica
Allo stesso tempo, la plastica è un materiale che contribuisce alle emissioni di gas serra (GHG) e ai cambiamenti climatici. La produzione, la conversione e la gestione dei rifiuti di plastica generano circa il 4% delle emissioni di gas serra. Di queste, il 90% può essere attribuito alla fase di produzione e conversione del ciclo di vita della plastica. Nel 2019, le emissioni totali di gas serra legate alle materie plastiche di origine fossile durante il loro ciclo di vita sono state pari a 1,8 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2 e), il 3,4% delle emissioni globali. Si stima che tali emissioni raddoppieranno entro il 2060, a 4,3 GtCO2 e. La riduzione delle emissioni legate alla plastica da sola non sarà sufficiente per raggiungere i target di mitigazione del clima, ma è una componente chiave verso il raggiungimento degli obiettivi.
L’inquinamento dei mari e il mercato dei capitali
L’attenzione è concentrata sull'inquinamento marino da plastica, che è sempre più riconosciuto come una minaccia significativa per gli ecosistemi marini, compreso il fitoplancton, che è alla base della rete alimentare marina. Le agenzie mondiali e molti Governi si sono impegnati al riguardo per diversi motivi. La bonifica dell'inquinamento da plastica negli ambienti marini è però un processo costoso e continuo. Il degrado degli ecosistemi marini comporta la perdita di servizi preziosi come la cattura del carbonio, la purificazione dell'acqua e la protezione delle coste, con implicazioni economiche significative.
Negli ultimi tempi, afferma Kunorubwe, in T. Rowe Price hanno iniziato a vedere soluzioni sostenute dal mercato dei capitali: il mercato obbligazionario, ad esempio, contribuisce a finanziare progetti di raccolta e riciclaggio dei rifiuti in plastica tramite strumenti di pagamento contingente. Un esempio recente è l'obbligazione della Banca Mondiale per la raccolta e la riduzione dei rifiuti in plastica, che alcuni portafogli obbligazionari di T. Rowe Price hanno acquistato in occasione della nuova emissione.