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Prometeia: con i fondi Ue la sfida dell’implementazione
La nuova ondata di contagi ha tarpato la ripresa economica avviata nel terzo trimestre e questo avrà ripercussioni anche sul 2021. Prometeia ha infatti rivisto in calo il Pil, a +4,8 pct, e ha stimato che solo l’80 pct dei programmi previsti nell’ambito degli aiuti Ue sarà realizzato.
L'economia italiana ha mostrato una buona resilienza, anche più delle previsioni: grazie alla politica fiscale che ha sostenuto i redditi e alla Bce che ha rafforzato il credito. Questo nel terzo trimestre, mentre la seconda ondata è destinata a portare con sé un lascito non trascurabile nel 2021. Per questo motivo, e per le difficoltà di implementazione dei fondi del Next Generation EU, Prometeia ha ridotto le stime sul Pil di queso nuovo anno: a +4,8% dal +6,2% indicato in settembre. L’attività dovrebbe riprendere in misura più sostenuta a partire dall’estate 2021, grazie anche all’arrivo dei primi fondi del Next Generation EU. Sui primi 24,9 miliardi (dei 209 miliardi a disposizione) si giocherà una doppia sfida.
La doppia sfida, ma solo l’80% dei programmi sarà realizzato
Da un lato, i progetti di investimento devono puntare a superare i limiti strutturali che hanno frenato la crescita potenziale del Paese, a partire dalla produttività. Dall’altro, è fondamentale l’implementazione. Secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, gli investimenti pubblici arriveranno nel 2023 al 3,4% del Pil rispetto al 2,2% degli ultimi anni: è richiesto uno sforzo straordinario alle amministrazioni pubbliche, nazionali e locali, per portare a termine i progetti. Uno sforzo che probabilmente potrebbe non bastare: secondo Prometeia, infatti, è prevedibile una realizzazione solo dell’80% dei programmi in agenda.
Dal Next Generation EU un impulso di 1,2 punti a fine 2023
Il Next Generation EU darà un impulso di 0,3 punti percentuali nel 2021, con un impatto positivo cumulato di 1,2 punti sul Prodotto interno lordo a fine 2023, mezzo punto in meno di quanto stimato a settembre. Se infatti il nuovo scenario ha portato Prometeia a rivedere leggermente le ipotesi di partenza, allineando il totale delle spese aggiuntive a 120 miliardi (20 miliardi in più rispetto a quanto ipotizzato in precedenza), è però cambiata la composizione: non tutte le spese aggiuntive andranno a investimenti, che continuano comunque a essere privilegiati. Di conseguenza, gli effetti moltiplicativi saranno inferiori.
Una grande occasione per le riforme strutturali
Le risorse impegnate sono comunque ingenti: se le si convoglieranno nelle direzioni annunciate, il sostegno alla domanda interna sarà molto importante. Tuttavia, per aumentare in modo permanente la produttività complessiva del Paese, vero problema della nostra economia, è necessario che i progetti di investimento finanziati siano mirati a recuperare i limiti strutturali che ostacolano la crescita e realizzare riforme non ancora attuate, iniziando dalle amministrazioni pubbliche. Se i piani selezionati rappresenteranno veramente una spinta alla digitalizzazione, alla qualità dell’istruzione, a una nuova infrastrutturazione rispettosa delle compatibilità ambientali, potrebbero davvero segnare un punto di svolta per l’economia italiana. "Altrimenti - scrive Prometeia - sarebbe una (ulteriore) grande occasione mancata”.
Politica fiscale, per il 2021 provvedimenti oltre il 4% del Pil
Sul fronte economico-sociale, nel 2020 le politiche di supporto ai redditi hanno sostenuto di più quelli bassi di quelli alti: le componenti più deboli sono state anche quelle che hanno sofferto maggiormente la crisi, dai giovani alle donne, dai lavoratori meno qualificati ai piccoli imprenditori. A questo proposito l’analisi ricorda che, per quanto riguarda la politica fiscale, l’ammontare dei provvedimenti previsti nel 2021 è di 70 miliardi, oltre il 4% del Pil. Il debito pubblico, dopo il picco al 159% nel 2021 (24 punti in più rispetto al 2019), calerà al 155% nel 2023, senza tuttavia pressioni sul finanziamento: l’aumento di debito sarebbe infatti integralmente coperto soprattutto dagli acquisti netti della Bce e dall’accesso ai prestiti europei, per cui il livello del debito collocato sul mercato privato registrerebbe addirittura una leggera diminuzione nei livelli nominali rispetto al 2019.