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Prometeia: nel 2020 l’Italia avanti piano
Secondo le previsioni degli esperti di Prometeia servono interventi più strutturali per reggere il miglioramento dell'economia del Paese suggerito dagli indicatori congiunturali. Il Pil chiuderà a +0,2% nel 2019, mentre la stima per il 2020 è attualmente +0,5%.
L’orizzonte 2020 per l’economia italiana non è del tutto negativo ma, senza interventi più strutturali sulla crescita, “il miglioramento suggerito dagli indicatori congiunturali potrebbe svanire”. È quanto emerge dalle previsioni di Prometeia secondo cui, nonostante la contrazione dell’attività industriale stimata per il quarto trimestre 2019, il Pil chiuderà a +0,2% grazie alla revisione dei dati Istat (rispetto al +0,1% indicato a settembre), mentre la stima 2020 è leggermente rivista al ribasso, a +0,5% da +0,6%. Su quest’ultima previsione, si legge nel rapporto, “pesa l’incertezza politico-economica: frizioni nella maggioranza e partite non ancora definite come Ilva e Alitalia”.
La riduzione del cuneo fiscale favorirà le famiglie
Il sostegno alla crescita economica arriverà soprattutto da una ricomposizione delle poste di bilancio, piuttosto che da una vera e propria manovra espansiva. Infatti, stimano gli esperti di Prometeia, “la politica di bilancio sarà modestamente espansiva, sostenendo il Pil dello 0,1% nel 2020”, mentre “l’aumento della spesa sarà parzialmente finanziato da maggiori imposte”. Positivo lo scenario atteso per le famiglie, che saranno favorite dagli effetti redistributivi di alcune nuove misure, come la riduzione del cuneo fiscale (che andrà a regime nel 2020) e alcuni trasferimenti (nel 2019 sono aumentati di 3 miliardi rispetto al Reddito di Inclusione).
Il contributo degli investimenti
Un contributo alla crescita economica dell’Italia, pur leggero, oltreché dai consumi, arriverà anche dagli investimenti che troveranno ossigeno nei crediti di imposta, nelle detrazioni maggiorate per ecobonus e nelle ristrutturazioni. La ripresa del Pil tuttavia, secondo l’analisi di Prometeia, “tornerà a sfiorare cifra tonda (+0,9%) solo nel 2022, senza comunque raggiungere i livelli pre-crisi su tutti i principali indicatori macroeconomici”. Anche l’impulso che giungerà dall’estero sarà comunque funzionale, grazie agli interscambi diretti e indiretti, a un quadro economico globale più sereno e al calo delle tensioni sul fronte commerciale Stati Uniti-Cina.
Usa-Cina: si scommette su un accordo
La recente ripresa dei colloqui Usa-Cina ha smussato le tensioni, con i mercati che hanno iniziato a scommettere su un accordo (visto che l’anno coincide anche con le presidenziali Usa). Tuttavia, i problemi che interessano altri Paesi manterranno bassa la crescita del commercio mondiale, mentre terranno i consumi e gli utili aziendali. Il Pil globale è atteso crescere del 2,6% (+3% nel 2019). Discorso più complesso per le politiche economiche di Washington e Pechino, che stanno esaurendo margini di manovra: il disavanzo federale Usa raggiungerà a fine anno il 4,2% del Pil, e il debito è destinato a superare il 110% nel 2020. In Cina il debito totale dell’economia ha raggiunto già il 300% del Pil.
Eurozona, al traino della locomotiva tedesca
Il quadro che accompagnerà l’Europa nel 2020 è diverso: nel Vecchio continente la produzione industriale è attesa in generale calo, anche se ci sono alcuni Paesi, come la Germania, che hanno ampio spazio fiscale per stimolare la crescita. A tale riguardo, ricorda Prometeia, “la locomotiva tedesca ha programmato una riduzione del risparmio pubblico di 0,4 punti percentuali nel 2020, non tanto via maggiori investimenti quanto attraverso un mix di aiuti e defiscalizzazioni per famiglie e imprese”. E di questo potrebbero beneficiarne, indirettamente, i principali partner commerciali della Germania, tra cui l’Italia. Il Pil dell’Eurozona è atteso in rialzo dell’1,1% dopo l’1,2% di quest’anno.
La politica monetaria di Bce e Fed
L’Eurozona continuerà a beneficiare di una politica monetaria espansiva, con una prospettiva di lungo periodo. Lo ha lasciato intendere la neo-presidente della Bce, Christine Lagarde, la quale ha confermato le linee guida della Banca centrale europea tracciate dal suo predecessore, Mario Draghi. Più incerto il terreno su cui si muoverà la Fed che, dopo il recente intervento d’urgenza (iniezione di 240 miliardi di dollari sul mercato interbancario), ha lasciato aperta la porta a tutte le ipotesi.