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Sterlina vs dollaro, una caduta secolare
Quello che alcuni mesi addietro sembrava ai più quasi impensabile, appare ora farsi realtà. La parità tra la sterlina britannica e il dollaro statunitense è una scommessa che comincia a prendere piede.
Il 22 giugno 2016 la divisa britannica quotava 1,487 versus il biglietto verde. Poco più di tre mesi dopo il cambio è sprofondato a quota 1,22, in picchiata del 24%.
La decisione, da parte dei cittadini del Regno Unito, di uscire dall’Unione Europea con il referendum dello scorso 23 giugno, ha provocato un’accelerazione del processo di svalutazione –già in corso da qualche tempo- della sterlina (in particolare nei confronti del dollaro statunitense). Nell’immediato post-Brexit, la discussione tra gli esperti si concentrò sugli effetti negativi che il deprezzamento nominale della valuta locale avrebbe prodotto sulle esportazioni di beni dagli Usa e dall’Unione Europea verso il Regno Unito. I timori si sono poi estesi al flusso dei turisti britannici.
Queste considerazioni di breve termine non prendono nella dovuta considerazione l’evoluzione storica del tasso di cambio nominale della sterlina e dei fattori che hanno implicano il suo deprezzamento nominale nel lungo termine. Se si analizza l’evoluzione del tasso di cambio nominale della sterlina versus l’usd dall’inizio del 2016 fino ad oggi, si nota che il cross tra le due valute ha fluttuato dall’inizio dell’anno e fino al giorno della Brexit intorno a quota 1,45 usd per sterlina.
Dopo l’esito del referendum, la sterlina ha subito un deprezzamento considerevole (rispetto all’usd) e il tasso di cambio nominale ha fluttuato da allora nei pressi di quota 1,32 usd. La svalutazione può riflettere le attese negative a breve termine sull’andamento dei flussi del commercio internazionale (beni e servizi, incluso il turismo) nel Regno Unito.
Nonostante ciò, il tasso di cambio nominale della sterlina con il dollaro (e con altre valute) ha registrato una tendenza al deprezzamento nel lungo termine. Se si analizza l’evoluzione del tasso di cambio sterlina/usd dal 1971 a oggi, si nota che la moneta britannica quotava 2,40 usd dopo la rottura del Sistema Monetario Internazionale di Bretton Woods nel periodo 1971-1973, e da allora ha continuato a seguire un trend di deprezzamento del suo valore nominale. La quotazione minima da allora è stata di 1,079, registrata nel febbraio del 1985, lontana dall’attuale livello di 1,2165 usd per pound. Se ampliamo il periodo di riferimento allungandolo fino al 1910, si nota come il trend di svalutazione è in corso ormai da tanto tempo.
La conclusione è che, molto probabilmente, la svalutazione nel lungo termine del cambio nominale della sterlina contro il biglietto verde non dipende dalle attese che i mercati finanziari internazionali sono in grado di generare a causa di eventi –pur significativi- come la Brexit.
Il comportamento dei tassi di cambio nominali nel lungo termine di qualsiasi moneta dipende dall’influenza congiunta di due fattori: dei cambiamenti intervenuti nei prezzi relativi a lungo termine, derivanti dai fattori monetari interni (vale a dire gli scambi della domanda e dell’offerta di moneta tra i due paesi analizzati); dai cambiamenti intervenuti nel tasso di cambio reale bilaterale che misura la competitività estera dell’economia nazionale.