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Wall Street alla prova Trump
Dall’annuncio del trionfo del miliardario su Hillary Clinton, l'indice di Wall Street ha scontato il migliore degli scenari possibili e ha dato continuità al bull market di lungo termine.
Dopo l’8 novembre, il listino azionario statunitense sembra aver riposto piena fiducia nelle intenzioni di Trump: adottare un piano di espansione fiscale che dovrebbe portare benefici alla maggior parte delle società quotate e un programma di ristrutturazione delle infrastrutture statunitensi. L’azione combinata di questi provvedimenti dovrebbe alimentare la creazione di nuovi posti di lavoro e l’espansione della crescita economica.
Per l’investimento azionario, può essere utile scorrere –a titolo puramente orientativo- quanto sia successo in passato nel corso delle legislature che hanno preceduto quella che inizia oggi.
La Casa d’investimento statunitense Fidelity ha recentemente pubblicato un report in cui evidenzia come l’indice Standard and Poor’s 500 abbia sperimentato una rivalutazione medio annua del 14,7% nei periodi in cui il Partito Democratico ha occupato la Casa Bianca. Al contrario, il progresso è stato in media del 5,4% nelle fasi a guida repubblicana.
Uno studio dell’Università di Princeton analizza questa differenza e spiega che i leader democratici del passato hanno sempre diretto il paese in fasi caratterizzate da quotazioni del petrolio basse, incrementi della produttività e, in generale, migliori condizioni economiche internazionali.
Il presidente entrante potrebbe non beneficiare di un quadro favorevole perché le attese si concentrano su uno scenario permeato da aumento dei tassi d’interesse, crescita moderata e un’agenda internazionale piena d’incertezze geopolitiche.
Se focalizziamo l’attenzione sui dati statistici, notiamo che i mandati a guida democratica si sono conclusi con una rivalutazione media della Borsa Usa dell’82%. Quelli a guida repubblicana hanno ottenuto rivalutazioni totali medie del 47%.
Trump potrebbe confermare tale trend storico perché, da repubblicano, si troverà ad agire in uno scenario caratterizzato da potenziali rialzi del costo del denaro e dal recupero delle quotazioni del petrolio. A questo si aggiunge un’agenda politica estremamente incerta (anche se lui, almeno in apparenza., non sembra impegnarsi più di tanto per renderla meno complessa)
Tra i mandati a guida democratica, quello più rialzisti per l’indice Dow Jones sono stati quelli presieduti da Bill Clinton (+225%), Roosevelt (+194%) e Obama (+116%). Per quanto riguarda lo Standard and Poor’s 500, le rivalutazioni più consistenti si sono avute con gli stessi presidenti e nello stesso ordine: Clinton 208%. Obama 146% e Roosevelt quasi l’85%.
Per quanto riguarda i mandati a guida repubblicana, il migliore per il Dow Jones è stato quello presieduto da Calvin Coolidge con un progresso del 264%, seguito dal +130% del mandato di Ronald Reagan e dal +120% circa relativo agli otto anni a guida Dwight D. Eisenhower.
Dal 1897 a oggi sono ben quattro i mandati repubblicani che si sono chiusi con un risultato negativo: William Taft, che concluse la sua presidenza con il Dow Jones in calo dell’1,51%; Herbert Hoover, che chiuse con un Dow Jones disastrato da un -83%; Richard Nixon, che accumulò un calo del 16%; infine Geroge Bush junior con un calo del 21%.
Al contrario, tra i democratici c’è stato solo un presidente ad aver concluso il mandato con un risultato negativo: Woodrow Wilson, alle prese con la Prima Guerra Mondiale, la cui presidenza si concluse con il Dow Jones in calo del 7%.