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La fretta è sempre cattiva consigliera
Viviamo tempi in cui, almeno nei paesi ricchi e industrializzati, ci siamo abituati all’immediatezza, a volere o desiderare qualcosa e ottenerlo nel più breve lasso di tempo possibile, a relegare la pazienza a una virtù del passato
L’impazienza è spesso legata all’irritabilità, alla frustrazione e, in alcuni casi, all’ira. Questo tipo di emozione, alla pari di tutte quelle che finiscono per avere conseguenze sui mercati, fa lievitare il livello di stress accumulato dall’investitore e lo spinge verso l’assunzione di decisioni non appropriate alla struttura del portafoglio.
La fretta e la voglia di realizzare performance eclatanti in tempi stretti (leggi speculazione) spinge la maggior parte degli investitori a rinunciare a passaggi necessari quali la determinazione di strategie e piani d’investimento. Infine, non va sottovalutata la correlazione diretta tra impazienza e livelli di indebitamento. Quest’ultima correlazione ha propiziato crisi come quella sperimentata nel 2008, quando le quotazioni degli immobili e delle azioni non smettevano di crescere. Voglia smisurata di realizzare guadagni sulle compravendite di azioni e case, livelli crescenti di indebitamento e squilibri tra redditi realmente disponibili e prezzi del settore immobiliare hanno provocato il crollo del mercato con le conseguenze a tutti note.
L’impazienza si lega all’aumento dell’indebitamento e successivamente ai prezzi fuori controllo. Sui mercati azionari, durante le fasi in cui si verifica un calo dei livelli di indebitamento, si materializza un indebolimento della domanda di titoli di rischio e una contrazione dei prezzi. Al contrario, nelle fasi in cui trova spazio un incremento delle operazioni a debito, vengono domandate più azioni e i prezzi tendono a salire. I fenomeni si alternano nella storia degli indici azionari. E’ solo una questione di tempo, tanto per coloro che in questo periodo stanno accumulando posizioni sulle Borse, tanto per quelli che lo faranno in altre fasi. Prima o poi tutti dovranno fare i conti con il riequilibrio necessario.
La pazienza, indipendentemente dal fatto che in questo periodo siate acquirenti o no di azioni, è sempre necessaria per poter guadagnare sui mercati. Questa virtù ci indica sia quando continuare a restare investiti se il momentum e il trend sono ancora validi sia quando è meglio stare alla larga dai listini proprio perché mancano entrambi (momentum e trend). Questa qualità aiuta a non farsi condizionare da euforia e panico perché l’investitore tende a minimizzare la gratificazione tipica del breve termine e impara a partecipare ai trend vincenti per la quasi totalità della loro durata.
La pazienza risulta utile anche a coloro che non sono entrati nel mercato azionario negli ultimi anni perché evita loro di fare acquisti massicci in momenti in cui la festa sta quasi per finire. I successi dei listini tendono ad attirare investitori in ogni fase, anche a multipli non proprio favorevoli. Un esempio pratico di questo disdicevole comportamento possiamo trovarlo nell’impennata dei flussi diretti verso gli Etf che replicano lo Standard and Poor’s 500 proprio nei giorno in cui l’indice Usa ha toccato i suoi massimi storici. La storia si ripete e la fretta sembra ancora una volta averla vinta.
L’allocazione dei risparmi richiede tempo, disciplina e pazienza, proprio come quella impiegata da un ragno nella costruzione di una ragnatela capace di catturare le prede. La storia dimostra che ci sono periodi in cui bisogna saper aspettare, abbandonarsi al non fare nulla, e altri in cui bisogna non aver paura di restare investiti. Se siete tra quelli che corrono dietro ai prezzi e hanno ottenuto buoni risultati negli ultimi anni, forse vale la pena meditare sull’importanza di adottare una strategia ben definita. Coltivate la pazienza se volete avere più chance di ottenere buone performance.