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Un buon 2017 per gli Em bond
L’obbligazionario emergente ha ben performato nella prima parte dell’anno in corso, supportato da fondamentali solidi e da un forte supporto tecnico. Molti gli elementi che contribuiscono al successo di questa asset class
Non solo la ricerca del rendimento sta attirando gli investitori verso il debito emergente, ma la crescita economica di questi Paesi sta tuttora superando quella della controparte sviluppata; i conti correnti sono saliti e il debito governativo nei confronti dell’estero è alquanto ridotto. I prezzi delle materie prime, inoltre, nonostante la volatilità sono più elevati dello scorso anno. Proseguendo, in generale l’obbligazionario emergente si è dimostrato resiliente agli eventi che hanno coinvolto i singoli Paesi, come il caso Temer in Brasile, che non si sono rispecchiati nelle altre realtà in via di sviluppo.
Parlando di rischi, al primo posto si collocano l’incertezza intorno alle politiche commerciali Usa e i trend dei prezzi delle commodities, due elementi che possono deviare le direttrici di crescita dei Paesi emergenti. In particolare, il fronte americano rimane una wildcard: è improbabile che il gabinetto di Trump inizi una guerra commerciale potenzialmente masochista e la spinta populista sembra stia perdendo slancio. Questo scenario ha permesso all’asset class di comportarsi bene anche in un contesto fatto da un basso prezzo del petrolio e da una traiettoria al rialzo nelle politiche sui tassi di interesse della Fed. A tutto ciò si aggiunge la Cina, fattore trascinante nel caso in cui dovesse mantenere un buon ritmo di crescita che quest’anno dovrebbe essere tra il 6% e il 7%.
Girish Patil, senior portfolio specialist, EMD di NN Investment Partners, prevede un ampliamento del differenziale di crescita fra i mercati emergenti e le economie avanzate, il commercio globale sta migliorando, le bilance dei pagamenti dei mercati emergenti si sono rafforzate considerevolmente fra tassi d’interesse reali e valute sottovalutate. I prezzi delle commodity, specialmente del petrolio, sono stati relativamente stabili negli ultimi dodici mesi e il quadro dell’inflazione è benigno per la maggior parte delle maggiori economie.
Secondo l’esperto, tutto questo in un contesto in cui le condizioni della liquidità globale restano favorevoli con crescenti probabilità di una graduale uscita dalle politiche monetarie accomodanti nei mercati sviluppati. Gli investitori hanno preso coscienza di questi fattori e ciò ha portato a flussi consistenti verso il debito degli emergenti nel 2016 come nel 2017. I flussi hanno fornito un supporto tecnico solido per questa asset class. In questo contesto, l’obbligazionario emergente continua a offrire opportunità d’investimento interessanti. I fattori di rischio da tenere sotto osservazione nel medio termine comprendono la pressione al ribasso sui prezzi delle materie prime, novità politiche provenienti dagli Stati Uniti e sviluppi sul fronte cinese (incluso il deleveraging).
Steven T. Saruwatari, product specialist di Western Asset(Gruppo Legg Mason), focalizza l’attenzione sulle opportunità offerte dalle emissioni in valuta locale.
I fattori ciclici dei mercati emergenti e le valutazioni attuali indicano –secondo il money manager- che quello attuale è il momento adatto per prendere posizione, mentre i trend sui fondamentali nel lungo periodo continuano a supportare allocazioni strategiche. Perché ora? Ecco i punti elencati dal gestore:
1. Il rimbalzo della crescita ciclica nei mercati emergenti è maggiore del previsto e sembra acquisire ulteriore slancio.
2. I titoli governativi di questi Paesi sono oggi meglio posizionati per affrontare eventuali shock esogeni.
3. Il debito emergente in valuta locale continua ad avere un rapporto rischio/rendimento molto interessante, che può mitigare le ripercussioni dell’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti.
4. Il debito emergente in valuta locale ha già dato prova di essere un’asset class resiliente.
Il rischio, per i mercati emergenti, rimane lo sviluppo delle condizioni dello scenario globale. Una politica commerciale chiusa da parte degli Stati Uniti potrebbe rappresentare uno dei rischi maggiori. Le banche centrali dei mercati sviluppati sembrano rimanere fedeli a una linea accomodante, e anche se questo significa un contesto positivo per il debito dei mercati emergenti, potrebbe allo stesso tempo portare volatilità sui mercati. La graduale normalizzazione da parte della Fed fornisce un contesto soddisfacente, anche se un dollaro forte potrebbe essere un altro motivo di turbolenza. In ultimo, rischi idiosincratici nei Paesi emergenti e conflitti geopolitici continuano a contribuire all’incertezza globale.