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Ragioni per essere ottimisti sul debito emergenti
L’ultimo biennio si è rivelato un periodo molto proficuo per i titoli di debito emessi dai paesi emergenti. Vale la pena chiedersi quanto a lungo possa durare questo momento positivo e quali fattori lo piloteranno.
Il debito dei mercati emergenti in valuta locale è sia una storia di crescita sia una storia strettamente legata alla crescita e al dollaro statunitense. Attualmente, i tassi di crescita dei mercati emergenti sembrano indirizzati nuovamente verso i livelli del 4% circa (dal 2%), supportati dal solido slancio riscontrato nel mondo sviluppato.
L’effetto del dollaro sulla storia del debito dei mercati emergenti in valuta locale non si sta comportando in maniera troppo lineare, dal momento in cui la tradizionale correlazione sembra essersi in qualche modo persa quest’anno. Normalmente, a fronte di una svalutazione del dollaro pari all’1% rispetto alle principali valute, perde l’1,4% rispetto alle valute dei mercati emergenti. Ciò non si è verificato nel corso della prima metà del 2017 e tuttavia abbiamo assistito al previsto dietrofront dei mercati emergenti a seguito dell’accelerazione del dollaro avvenuta tra settembre e ottobre. Ne segue che un periodo prolungato di dollaro forte vada considerato come un rischio, in particolare se la Fed assumerà una posizione più restrittiva. La logica di fondo rimane tuttavia quella secondo cui le performance degli asset Emergenti dovrebbero continuare a essere positive fintantoché la crescita globale si mantiene solida.
Secondo il team di Capital Group ci sono cinque ragioni per rimanere ottimisti sull’evoluzione futura dell’asset class.
I rendimenti delle obbligazioni USA sono vicini ai loro minimi storici. In Giappone e in Europa, i tassi di riferimento negativi hanno spinto molti rendimenti obbligazionari sotto lo zero. In questo contesto, il tipico rendimento di un’obbligazione dei mercati emergenti, pari circa al 5%, è difficile da ignorare. Le emissioni sovrane a maggiore rendimento, possono riflettere problematiche di credito sottostanti o squilibri a livello di fondamentali, e devono essere monitorate con attenzione.
Molte economie in via di sviluppo dovrebbero essere ora in grado di fronteggiare meglio eventuali stress di mercato. La valuta è un aspetto molto importante di questa maggiore resilienza. Le riserve in valuta estera sono generalmente abbondanti. La maggior parte dei tassi di cambio oscilla liberamente senza alcun ancoraggio (al dollaro o ad altro standard), e la libera oscillazione dei tassi di cambio consente alle economie di adattarsi alle pressioni esterne. Molte banche centrali hanno un’indipendenza maggiore rispetto al passato.
Le partite correnti (la differenza tra le importazioni e la somma di esportazioni e reddito estero netto) sono ampiamente favorevoli. Nonostante un certo numero di paesi in Africa e America Latina affronti importanti sfide sul fronte fiscale, in molti altri mercati in via di sviluppo i bilanci dello Stato sono in condizioni accettabili. Il rapporto debito-PIL, che indica il livello di indebitamento di un paese, è sceso rispetto al passato.
I prezzi delle materie prime si sono stabilizzati e le valute si stanno rafforzando. Fino ad oggi nel 2017 molte valute dei mercati emergenti hanno evidenziato una buona tenuta o si sono mosse al rialzo, mentre i prezzi delle materie prime si sono perlopiù stabilizzati. Pur non mancando le difficoltà economiche, alcune economie in via di sviluppo che dipendono dalle esportazioni di materie prime sembrano aver voltato pagina. Il Brasile e la Russia, due dei maggiori mercati obbligazionari, dovrebbero continuare il loro percorso di ripresa dalla recessione anche il prossimo anno.
La politica può esercitare un profondo impatto sui mercati obbligazionari. Sebbene vi siano alcune eccezioni (ad esempio la Turchia, dove la stretta del governo dopo il colpo di Stato a luglio 2016 ha offuscato le prospettive per le obbligazioni e l’economia in generale) molti paesi hanno cominciato a evidenziare nuovamente degli sviluppi positivi.