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Il bitcoin è vivo
Il bitcoin ha realizzato il suo massimo il 17 dicembre dell’anno scorso a quota 19.016 dollari e dopo 50 giorni, il 6 febbraio di quest’anno, ha toccato il minimo a 6.033. Attualmente viaggia intorno a 11 mila dollari, con di fatto una quotazione quasi doppia rispetto al fondo, per poi ritracciare e ripartire negli ultimi giorni, che peraltro non sono stati particolarmente favorevoli per i mercati in generale.
Questo andamento, decisamente fuori dalle regole, per un prodotto che è di per sé completamente fuori da ogni criterio finanziario conosciuto, può però fornire una serie di indicazioni abbastanza interessanti. Vediamo le principali.
Il bitcoin è vivo. Per quanto ci riguarda la più importante delle criptovalute non ha neppure minimamente una base concreta: non si riferisce a un’economia, non ha riserve auree e valutarie alle spalle, non c’è una banca centrale che lo emette, non ha alle spalle una politica monetaria. Per di più sulla trasparenza delle transazioni ci sono molti dubbi. Ma è fuori discussione che, pur essendo in una bolla evidente anche a un cieco, il bitcoin ha superato la sua crisi più pesante. Ha perso circa i due terzi del suo valore massimo, ma di questi due terzi ne ha recuperato per ora uno. Chi pensava che il bitcoin al primo vento contrario affondasse e venisse spazzato via è stato indubbiamente smentito.
Volatilità. I livelli di volatilità del bitcoin non sono nemmeno paragonabili a quelli di qualsiasi altro mercato, anche il più speculativo, però è indubbio che il fenomeno si è palesato sia in senso positivo, sia negativo. I rialzi sono stati quasi altrettanto ampi e veloci dei ribassi.
Presenza di una solida base di investitori. Un’altra caratteristica che ha sorpreso è che una grande quantità di investitori, pur avendo preso pesanti bastonate nelle settimane passate, è rimasta sul mercato. Molti hanno venduto nel momento in cui era ancora possibile realizzare consistenti guadagni e sono rientrati non appena si sono visti i primi segnali di inversione: non a caso è stata sostenuta una ripresa estremamente consistente che ha determinato nuovi velocissimi guadagni.
La migliore delle criptovalute. Per il momento, almeno sulla base dei comportamenti più recenti, il bitcoin ha dimostrato di essere la più solida fra le cripto: l’ethereum, che è per capitalizzazione la seconda per importanza, è sceso da 1.415 dollari toccati il 13 gennaio 2018 fino a 579 il 6 febbraio, annientando anche in questo caso quasi due terzi del suo valore. Attualmente è risalita fino a 860, riprendendo circa un quarto di quanto aveva perso, quindi molto meno bene rispetto al bitcoin. Il ripple, la terza cripto, è sceso da un massimo di 3,28 a un minimo di 0,57, per risalire poi fino agli attuali 0,90 circa.
Conclusione. Sicuramente da parte nostra non ci sentiremmo di consigliare a nessuno di speculare sul bitcoin e tanto meno sul circa migliaio di criprovalute esistenti sul mercato: però è indubbio che queste monete virtuali, almeno le più importanti e soprattutto le più liquide, hanno superato la prima vera crisi piuttosto bene. È tutto da dimostrare che riusciranno a fare altrettanto di fronte a nuove eventuali perturbazioni, ma essere uscite con perdite ragionevoli da una conclamata bolla non è stato elemento da poco.
Che fare a questo punto? Probabilmente, se proprio si crede in questo settore, se si è ultra-convinti che il futuro sia dalla parte delle cripto, può valere la pena studiare i possibili livelli di entrata e di uscita e giocare qualche euro. Ovviamente restando sempre nell’ambito di un gioco.