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Brexit, massima incertezza
I "no" sono stati 230 in più rispetto ai "sì". Questo mette in discussione la leadership del primo ministro. Jeremy Corbin, il leader dell’opposizione, ha presentato una mozione di sfiducia per la May. Corbin chiede al Governo di garantire la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.
Quella di ieri non stata una serata volta a fare chiarezza sulla Brexit. Tuttavia il margine di sconfitta di Theresa May e la mozione di sfiducia sono elementi important per i mercati nel breve termine.
La pesante vittoria dei ‘no’ (230 voti di vantaggio rispetto ai votanti favorevoli all’accordo) mette in discussione la stessa leadership del primo ministro. Jeremy Corbin, il leader dell’opposizione e guida del Partito Laburista, ha presentato una mozione di sfiducia alla May e al suo Governo che verrà discussa oggi. Corbin chiede al Governo di garantire la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.
Da un lato, il voto di sfiducia indirizza i mercati verso lo scenario di una Brexit più morbida del partito Laburista, che sosterrebbe la sterlina, dall’altra gli investitori si dovranno preoccupare anche delle politiche più controverse del partito, come quelle relative alla nazionalizzazione.
La fonte di incertezza più immediata è il voto di fiducia sul governo May. Mentre è probabile che il primo ministro UK ottenga la fiducia oggi, rimane la possibilità che si vada a elezioni anticipate che i Laburisti sperano di vincere. Questa mossa potrebbe mettere pressione sull’obbligazionario britannico e sui mercati valutari.
Finché non ci sarà maggiore chiarezza, è possibile che il mercato azionario rimanga sotto pressione poiché la minaccia di una maggiore incertezza limiterebbe gli investimenti e danneggerebbe il commercio e la fiducia dei consumatori. E’ comunque importante considerare che la Brexit non è l’unica pedina in campo. L’impatto di un miglioramento nel prezzo delle materie prime e del petrolio è possibile rappresenti un driver altrettanto forte per l’azionario britannico quest’anno.
Da questo momento in avanti May continuerà a premere sui parlamentari, ma è difficile immaginare che riuscirà a tirare fuori dal cappello un nuovo e accomodante accordo in una o due settimane, se non è riuscita a produrne uno dopo due anni.
L’UE rimane frustrata dal fatto che il Regno Unito non riesca a chiarire le sue intenzioni. Questa non dovrebbe essere una sorpresa, vista la divisione dell’elettorato britannico sulla questione.
Dopo aver effettuato il primo voto a dicembre, e aver perso con un enorme margine ieri sera, vediamo quanto poco spazio abbia May per operare. Non c’è praticamente nessun punto d’incontro tra ciò che il Parlamento chiederà e ciò che Bruxelles accetterà.
Negli ultimi due anni, l’incertezza ha influito pesantemente sulla crescita degli investimenti delle imprese, che tende a 0. Inoltre, nonostante la forza del mercato del lavoro – crescita salariale superiore al 3% e disoccupazione al 4,1% – la spesa delle famiglie è rimasta debole. In questo contesto, il voto di ieri prolunga ulteriormente il periodo di incertezza che l’economia britannica si troverà ad affrontare. Dato l’ormai elevato livello delle scorte, ciò avrà un impatto negativo sull’attività dei prossimi trimestri.
Se Theresa May dovesse uscire indenne dal voto di sfiducia, allora saremo essenzialmente nella situazione in cui ci saremmo ritrovati se il voto fosse avvenuto quattro settimane fa, ma con un calendario più serrato per l’articolo 50. I mercati saranno discontinui nei prossimi giorni, ma vale la pena ricordare che ieri sera non è cambiato nulla di fondamentale. E’ probabile che in siffatto scenario la cosa più saggia da fare a breve termine per gli investitori è di non fare nulla.