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Il declino dei corporate bond Usa
Netto calo delle emissioni. Per gli esperti è un segnale da valutare con attenzione. Guerra commerciale e shutdown alla base del fenomeno. Le società statunitensi stanno emettendo volumi sempre più contenuti di titoli di debito.
L’incremento degli utili derivante dai vantaggi offerti dalla riforma fiscale voluta dall’amministrazione Trump, spiega in parte il fenomeno (le imprese hanno meno bisogno di raccogliere capitali sui mercati obbligazionari grazie alla maggiore disponibilità di liquidità). L’altra variabile –quella che desta maggiore preoccupazione tra gli esperti- che spiega il calo delle nuove emissioni è il taglio degli investimenti stimati a causa degli effetti della guerra dei dazi con la Cina e lo shutdown durato oltre un mese.
Le imprese hanno collocato più di 1.300 mld di usd in nuovi bond nel 2018, in contrazione di 300 mld rispetto al volume complessivo emesso nel 2017. Si è trattato del livello più basso degli ultimi sette anni. Le nuove obbligazioni dotate di rating investment grade hanno subito una riduzione del 16%. Quelle provviste di livelli di affidabilità più bassi hanno registrato un crollo del 40% dei volumi. I volumi complessivi hanno subito un calo di un terzo dall’inizio dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La decelerazione economica e l’irrigidimento della politica monetaria minacciano di rivedere al ribasso il rating di migliaia di società i cui bond andrebbero incontro a un calo del numero di acquirenti. Tra il 2014 e il 2018 le società statunitensi hanno emesso 1.420 mld di usd di bond BBB.
Tuttavia, la notizia non è del tutto malvagia per i mercati. Le società statunitensi attive in settori non finanziari hanno approfitttao dei tassi ai minimi storici per incrementare velocemente i propri debiti e portarli a rappresentare il 74% del Pil Usa a fine 2017. A questo punto è necessario che il debito si prenda una pausa. I tagli fiscali hanno ingrossato i bilanci delle imprese e ridotto il fabbisogno di nuovi finanziamenti. Gli analisti stimano che gli utili delle società facenti parte dell’indice Standard and Poor’s 500 cresceranno meno del 23% nel 2019, la migliore variazione al rialzo dal 2010. I primi risultati pubblicati dalle società –e relativi al quarto trimestre- hanno mostrato variazioni positive. In teoria, le società punterebbero su ulteriore indebitamento solo nel caso in cui si stimi una crescita solida dagli investimenti.
Moody’s Investors Service pronostica che i volumi di nuove emisisoni corporate cresceranno del 3% nel 2019. La ragione alla base di questa stima è il punto morto in cui si trovano le negoziazioni Usa-Cina in materia di dazi e lo shutdown durato più di un mese. L’indice che misura la fiducia dei ceo alla guida delle società statunitensi ha toccato il punto più basso degli ultimi sei anni nel quarto trimestre.
L’indice Ism dei nuovi ordini manifatturieri è caduto a dicembre. Bank of America Merrill Lynch si aspetta che il picco della spesa per capitale del 2018 svanisca nel primo semestre del 2019. Per quanto riguarda i potenziali effetti sul mercato obbligazionario, la riduzione dei prestiti corporate dovrebbe aiutare a mantenere i tassi bassi nel breve termine, un obiettivo chiave per Trump. Discorso diverso per le prospettive di lungo termine, con gli esperti che interpretano la riduzione dei volumi di nuove emissioni corporate come un chiaro segnale ribassista per il mercato.