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Banca d’Italia: bene l’inflazione, ma il Pil frena
Nonostante lo spunto di settembre, causato dal caro carburanti, le attese puntano su un calo dell'inflazione. Il Governo ha introdotto, a favore delle famiglie più vulnerabili, misure per attenuare l'impatto dei rincari. Banca d’Italia stima che il Pil dovrebbe rallentare nel prossimo triennio.
Economia globale in decelerazione dalla scorsa estate, arrivando da un secondo trimestre in chiaroscuro: con gli Stati Uniti che hanno mantenuto una solida crescita e la Cina (anche per effetto della crisi immobiliare) in significativo rallentamento. Il quadro generale ha scontato la contrazione del comparto manifatturiero, i primi segnali di debolezza nei servizi e la timida ripresa del commercio internazionale. Negli ultimi mesi la congiuntura ha dovuto fare i conti anche con il rincaro del petrolio e, con esso, di tutto il comparto energetico. Nel frattempo, le politiche monetarie sono rimaste restrittive e sulle prospettive globali – già a rischio per le tensioni del quadro geopolitico – si sono allungate nuove ombre a causa della guerra tra Israele e Hamas.
In frenata la manifattura, i servizi e la domanda
Questa è la situazione mondiale che Banca d’Italia ha disegnato nel suo ultimo bollettino, su cui si innesta un’economia italiana che ha mostrato nel frattempo una spiccata volatilità. Il netto rialzo del Pil del primo trimestre (+0,6%) è stato per buona parte annullato dal calo – più ampio del previsto - accusato nel secondo (-0,4%). L’indebolimento ha interessato sia la manifattura sia i servizi. Gli indicatori, secondo l’analisi, confermano la fiacchezza della domanda interna, che riflette l’inasprimento delle condizioni di accesso al credito, l’erosione dei redditi delle famiglie dovuta all’inflazione e la perdita di vigore del mercato del lavoro. L’export risente sia della scarsa vivacità della domanda mondiale, sia dell’attività economica nell’Eurozona.
La debolezza confermata anche nel terzo trimestre
Banca d'Italia ha stimato che l’andamento ciclico del nostro Paese è stato debole anche nel terzo trimestre. Se da una parte si riscontra la fiacchezza dell’attività nell’industria in senso stretto e nei servizi, per il valore aggiunto nelle costruzioni (seppur in riduzione), dall’altra parte emergono comunque segnali di migliore tenuta rispetto al trimestre precedente. Per quanto riguarda la domanda, il PIL sembra aver risentito di consumi stazionari e di una diminuzione degli investimenti, che potrebbe essere attribuita anche a condizioni di finanziamento più restrittive. A settembre, l'indicatore Ita-coin è rimasto negativo, confermando la tendenza di debolezza dell'economia italiana che è in corso dalla metà dell'anno precedente.
Migliorano le attese per l’inflazione
L’inflazione, con un trend ribassista pressoché ininterrotto dalla fine dello scorso anno, in settembre è tornata a risalire (al 5,7% dal 5,5% di agosto), soprattutto per effetto dei rincari dei carburanti. L’inflazione di fondo è invece rimasta sostanzialmente invariata (al 4,1%), su un livello nettamente inferiore al massimo raggiunto (5,5%) lo scorso febbraio. Nelle attese delle famiglie e delle imprese la dinamica dei prezzi è destinata comunque ad attenuarsi nei prossimi mesi. A questo riguardo, Via Nazionale ricorda che il Governo, per il quarto trimestre di quest’anno, ha introdotto alcune nuove misure per mitigare l’impatto sulle famiglie vulnerabili dei rincari energetici e ha prorogato quelle in vigore. Intanto si affievoliscono le pressioni alla produzione.
I prestiti bancari si riducono e aumenta il costo del credito
Tra maggio e agosto il credito a famiglie e imprese è nuovamente calato. La domanda per Banca d’Italia è frenata sia dall’aumento del costo dei prestiti sia dalle minori esigenze per investimenti. Nel dettaglio, in agosto la flessione dei prestiti a società non finanziarie è divenuta più marcata (-9,9% trimestrale), e il trend del credito alle famiglie è peggiorato ancora (a -2,2% da -1,9%). Le indagini evidenziano che il maggiore rischio percepito dagli intermediari e la minore disponibilità a tollerarlo continuano a contribuire a un irrigidimento delle politiche di concessione dei prestiti. Gli intermediari si aspettano un ulteriore inasprimento dei criteri per la concessione del credito alle imprese. I nuovi crediti deteriorati si mantengono su livelli contenuti.
PIL rallenta nel 2023-25 e l’inflazione scende marcatamente
Nello scenario di base del quadro previsivo di Banca d’Italia, il Pil aumenterebbe dello 0,7% quest’anno, dello 0,8% nel 2024 e dell’1% nel 2025. La crescita risentirebbe dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento e della debolezza dell’interscambio internazionale e beneficerebbe del PNRR e del graduale recupero del potere d’acquisto delle famiglie. L’inflazione si ridurrebbe al 2,4% nel 2024 (6,1% 2023) e all’1,9 nel 2025. Il calo riflette la netta frenata dei prezzi all’import, determinata soprattutto dal calo in termini annuali dei corsi delle commodity energetiche. L’inflazione di fondo scenderebbe al 2,3% nel 2024 (dal 4,6% del 2023) e all’1,9 nel 2025, in linea col progressivo svanire degli effetti dei passati rincari energetici e col calo della domanda.