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Banca d’Italia: Pil in frenata per seconda ondata Covid
La seconda ondata di contagi ha inciso negativamente sulle attività economiche del Paese nell’ultima parte del 2020. Lo stima Banca d’Italia, secondo cui il Pil tornerà a crescere quest’anno del 3,5 pct e accelerare del 3,8 pct nel prossimo. Inflazione sotto controllo, mutui in aumento.
La seconda ondata della pandemia, che ha interessato altri Paesi dell’Eurozona, ha determinato una nuova contrazione del Pil. Lo ha certificato Banca d’Italia, che, sulla base degli indicatori disponibili, stima che tale flessione è attualmente valutabile nell’ordine del -3,5%, anche se l’incertezza attorno a questa stima – precisa nel bollettino mensile - è molto elevata. La recrudescenza dei contagi registrata dall’autunno ha infatti indotto a un rallentamento dell’attività globale nell’ultima parte dello scorso anno, soprattutto nei Paesi avanzati. Unico dato positivo è l’avvio delle campagne di vaccinazione che si riflette favorevolmente sulle prospettive per il medio termine, ma i tempi e l’intensità del recupero restano alquanto incerti.
+3,5% il Pil quest’anno
Nel suo recente Bollettino Via Nazionale presenta le proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana nel triennio 2021-23. Il prodotto interno lordo tornerebbe a crescere in misura significativa dalla prossima primavera, con un’espansione dell’economia attualmente valutabile nel 3,5 per cento in media per quest’anno, nel 3,8% il prossimo e nel 2,3% nel 2023. La stima di crescita per l’anno in corso risente in misura significativa dell’effetto sfavorevole di trascinamento della flessione del prodotto accusata nella parte finale del 2020. La dinamica dell’attività, precisa comunque la nota, sarà invece più robusta a partire dal secondo trimestre e significativamente più forte nel 2022, grazie allo stimolo delle misure di sostegno.
La paura di contagio frena domanda dei servizi più delle restrizioni
In questo contesto, secondo l’Istituto, gli investimenti riprenderebbero a crescere a ritmi sostenuti, beneficiando delle misure di stimolo. L’inflazione rimarrebbe invece bassa anche nel 2021, per poi salire solo gradualmente nel biennio 2022-23. Finora il calo dell’attività è stato pronunciato nei servizi e marginale nella manifattura, mentre nelle indagini le valutazioni delle imprese sono divenute meno favorevoli ma – stando al Bollettino - restano lontane dal pessimismo toccato nella prima metà dello scorso anno. Le famiglie, stando alle interviste, ritengono che a frenare i consumi di servizi siano più i timori di contagio che le misure restrittive adottate per contenere l’emergenza sanitaria.
Il Made in Italy accelera più del commercio mondiale
Negli ultimi mesi dello scorso anno sono ripresi, grazie al significativo recupero delle esportazioni italiane di beni e servizi (“ben superiore a quello registrato dal commercio mondiale” riporta il Bollettino), gli afflussi di capitali e gli acquisti di titoli pubblici italiani da parte di non residenti. In autunno questo trend è proseguito anche se con meno vigore. Tuttavia il saldo della Banca d’Italia su TARGET2 (sistema di pagamenti all’ingrosso) è comunque migliorato e, grazie al protratto surplus di conto corrente, la posizione netta sull’estero è divenuta lievemente positiva dopo trent’anni di saldi negativi.
Le condizioni del credito rimangono ‘distese’
Le banche italiane, riporta il report di Via Nazionale, hanno continuato a soddisfare la domanda di fondi da parte delle imprese. Le condizioni di offerta si sono mantenute nel complesso distese, grazie al perdurare del sostegno proveniente dalla politica monetaria e dalle garanzie pubbliche. Il costo della provvista obbligazionaria delle banche si è ulteriormente ridotto e i tassi sui prestiti a imprese e famiglie sono rimasti su livelli contenuti. Nel frattempo, a novembre i prestiti al settore privato non finanziario sono cresciuti del 6,1 per cento sui tre mesi.
Accelerano mutui e prestiti alle famiglie
A differenza degli altri principali Paesi dell’area, la dinamica del credito alle società non finanziarie si mantiene robusta (8,9 per cento), ancora sospinta dall’ampio ricorso delle imprese ai finanziamenti coperti da garanzia pubblica. I prestiti alle famiglie si sono espansi a ritmi pressoché invariati rispetto ad agosto (4,1 per cento). I mutui hanno lievemente accelerato, mentre il credito al consumo si è mantenuto debole. Gli schemi di garanzia sui nuovi finanziamenti e le moratorie sui prestiti esistenti, adottati dal Governo a sostegno della liquidità di imprese e famiglie, sono stati estesi – ricorda Banca d’Italia - fino a giugno 2021.