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Bond: di nuovo in grande spolvero, ecco perché
L’obbligazionario è tornato interessante dopo la loro forte correzione accusata da gennaio. Lo sostengono gli esperti, che hanno individuato tre fattori di spinta: le valutazioni, appunto, la capacità di diversificazione dell’asset e il fatto che il mercato oggi prezza troppo rialzi dei tassi.
L’obbligazionario ha trascorso gli ultimi mesi sulle montagne russe, con un elevato tasso di volatilità. Tuttavia, dopo le perdite record accusate in questo periodo, da mercato ritenuto "cugino povero" dell’azionario, potrebbe offrire uno dei migliori rendimenti degli ultimi anni. È quanto stima Paul Grainger, head of global fixed income & currency di Schroders, che individua soprattutto tre motivi per cui oggi i bond sono particolarmente appetibili: le valutazioni - il rendimento tornato interessante e il potenziale è buono -; i bond sono un buon diversificatore, soprattutto in periodi di incertezza economica; il numero di rialzi dei tassi prezzato da questo mercato non si realizzerà a causa del picco dell'inflazione e del rallentamento dell’economia.
I fattori che hanno portato al peggior calo dal 1990
La recente ampia correzione dell’obbligazionario ha rappresentato uno scossone storico. Tra gennaio 2021 e metà maggio 2022, il reddito fisso globale ha subito una flessione del 17,6% (stando al Bloomberg Global Aggregate Bond Index): si tratta del peggior ribasso dall'inizio dei dati (1990). In confronto, il calo durante la crisi globale del 2008 è stato del 10,8%. Dallo scorso gennaio, i bond si sono confrontati con una combinazione di inflazione elevata e una svolta ‘falco’ da parte delle principali Banche centrali. Il cambiamento nella retorica e nella comunicazione dei policymaker si è poi tradotto in un rialzo dei tassi. A ciò si è aggiunta anche l'incertezza legata alla guerra e al Covid, con parti della Cina attualmente sottoposte a severi lockdown.
Ha sorpreso la velocità del movimento
Se la portata delle perdite è comprensibile, ha sorpreso invece la velocità del movimento. In alcuni casi, quello che normalmente accade in un intero ciclo economico è stato interamente prezzato in poche settimane. Tuttavia, stima Grainger, le turbolenze, pur essendo dolorose e inquietanti, offrono sempre più opportunità, soprattutto quando le valutazioni – com’è nel caso attuale - hanno superato i fondamentali macroeconomici. Con il tempo, dovrebbero tornare quindi indietro. Oltre ai potenziali rendimenti interessanti, l’esperto ritiene che i timori per i rischi di ribasso della crescita possano far emergere con maggiore evidenza i vantaggi dei bond come diversificatori rispetto alle azioni.
Il mercato sconta troppi rialzi dei tassi
Per quanto riguarda la dinamica rialzista dei tassi d’interesse, secondo Grainger, oggi l’obbligazionario sconta rialzi oltre un livello realistico. Per il resto dell'anno, il tasso implicito (la differenza tra il rendimento attuale e il tasso a termine indicato nel mercato degli swap) prezza quasi otto rialzi dei tassi negli Stati Uniti, cinque nel Regno Unito e addirittura quattro per quella che è da tempo la ‘colomba’ per antonomasia, la Bce. Per il 2023, il numero di rialzi dei tassi previsti è persino più elevato. L’esperto ritiene che molte di queste strette non ci saranno e che, man mano che un numero sempre maggiore di investitori si convince di ciò, i rendimenti dei bond scenderanno.
L’inflazione tenderà a rientrare
Questa visione si basa su una serie di fattori. In primo luogo, l'inflazione del comparto energia e dei generi alimentari comprime i redditi e i margini di profitto delle imprese: un quadro che si traduce in un indebolimento delle prospettive di crescita, anche se non necessariamente in una recessione. In secondo luogo, l'impatto ritardato del percorso di inasprimento delle politiche monetarie si accumulerà gradualmente. Ciò si farà sentire soprattutto sui mercati immobiliari globali. Le Banche Centrali puntano ad avere un atterraggio morbido, che tolga un po' di benzina all'economia senza soffocare però l'attività. Si tratta di un gioco di equilibri incredibilmente difficile.
Concentrarsi più sulla crescita che sull’inflazione
È importante notare che la natura lungimirante del mercato dei bond fa sì che le Banche Centrali non abbiano bisogno di invertire l'attuale orientamento di politica monetaria. È sufficiente, stima l’esperto di Schroders, che gli investitori si concentrino di più sulla debolezza della traiettoria di crescita e meno sull'inflazione. I segnali che indicano che i banchieri centrali sono sempre più diffidenti nei confronti del trade-off tra il controllo dell'inflazione e della crescita sono un segno sicuro dell'imminenza di un cambiamento nella comunicazione (sull’esempio della Banca d’Inghilterra, che ha recentemente emesso una nota di cautela sulla traiettoria della crescita.