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Bond: investire a livello globale per battere la volatilità
Crescita demografica, politiche fiscali e transizione green influenzeranno l’economia e, di riflesso, l’obbligazionario. L'immigrazione può aumentare all’inizio l'inflazione, ma nel medio termine incrementa la produttività. La diversificazione globale permette di affrontare meglio queste sfide.
Il mercato del reddito fisso torna ad offrire nuove opportunità negli investimenti, ma con un accorgimento basilare: la diversificazione globale. Una strategia che, se adottata specialmente nel mercato obbligazionario, come spiega Malin Rosengren, portfolio manager di RBC BlueBay Asset Management, può ridurre la volatilità complessiva e migliorare i rendimenti aggiustati per il rischio. Nello scenario post-Covid con tassi in rialzo, il gestore prevede che la volatilità rimanga elevata con i mercati che cercano di adattarsi a nuovi equilibri. Anche perché, secondo l’esperto, l'aumento dei tassi d'interesse, le politiche di quantitative tightening, l'offerta elevata di bond e i rischi geopolitici sullo sfondo sono fattori di disruption significativi.
La riduzione dei tassi non sarà sincronizzata
Gli investitori dovrebbero considerare il valore aggiuntivo della diversificazione offerta dall’obbligazionario globale. Il reddito fisso è destinato a trarre beneficio del calo dei tassi, in quanto le Banche centrali stanno per mettere fine alla stretta monetaria e sia la Fed sia la Bce stanno per avviare cicli di allentamento. Tuttavia, stima Rosengren, a differenza di quanto visto con lo shock causato dal Covid, il percorso non sarà altrettanto uniforme e assisteremo a una maggiore differenziazione a livello globale. Infatti, i policy maker si ricalibreranno al nuovo regime di tassi più alti. Pertanto, sussistono opportunità sui mercati e sulle curve dell'universo obbligazionario globale per ottenere alfa, effettuando una diversificazione rispetto ai rischi interni.
Monitorare crescita demografica e immigrazione
I nuovi equilibri su livelli più elevati verranno sempre più determinati dalle dinamiche strutturali interne. Tra queste figurano sicuramente la demografia (crescita della popolazione e trend dell’immigrazione), i livelli d’indebitamento, la politica fiscale, la strategia per una transizione green e, infine, le esigenze d’investimento. Ad esempio, sottolinea il gestore di RBC BlueBay AM, i Paesi che denunciano un'elevata crescita demografica riconducibile all'immigrazione hanno registrato finora un rialzo dell'inflazione a causa della spinta dovuta alla domanda. Tuttavia, dagli studi si evince che l'impatto inflativo di questo fenomeno è a breve termine e che, nel medio periodo, l'incremento di produttività che ne deriva determina un calo dell'inflazione.
Gli esempi, opposti, di Australia, Nuova Zelanda e Canada
Comunque, Paesi come l'Australia e la Nuova Zelanda potrebbero scoprire che i vantaggi sul piano della produttività derivanti da politiche migratorie meno restrittive consentono maggiore spazio per allentare le politiche rispetto ai peer. Al contrario, in Canada, dove i consistenti afflussi di immigrati sono stati politicizzati con l'avvicinarsi delle elezioni del 2025 e hanno portato a un inasprimento della politica migratoria, sussiste il rischio che l'elevata volatilità dell'inflazione venga bloccata dall'aumento delle restrizioni, che impediscono ai benefici in termini di produttività di materializzarsi in pieno. In Polonia - altro esempio - la strategia per una transizione green è fondamentale per raggiungere determinati livelli di inflazione.
Polonia, la transizione green fondamentale contro l’inflazione
Comunque sia, in Polonia la transizione green costituisce il fulcro della strategia economica del nuovo Governo, è fondamentale per il successo dell’Esecutivo e la possibilità di mantenere il potere, in vista delle elezioni del 2027. La transizione, secondo il gestore, è infatti cruciale per far calare i prezzi energetici, migliorare la competitività del Paese e mantenere contenuti gli indici relativi al costo della vita nel medio termine. Pertanto, se da un lato i solidi investimenti e spese fiscali sospingono l'inflazione nel breve termine, dall'altro risultano essenziali per ottenere cali dell’inflazione nel medio termine.
I vantaggi della diversificazione
Il nuovo regime, caratterizzato da un’inflazione elevata dovrebbe - secondo Rosengren - comportare l'aggiunta di premi a termine nelle obbligazioni a più lunga scadenza, così da tenere conto della maggiore incertezza dell'inflazione. Di riflesso, una maggiore volatilità dell'inflazione implica rendimenti nominali più elevati, volatilità più alta dei tassi e curve dei rendimenti più inclinate, a fronte di variazioni crescenti tra le economie. Si creano quindi le condizioni ideali per sfruttare il più ampio insieme di opportunità offerto dai bond globali, con ampie possibilità di conseguire alfa ricorrendo a strategie cross markets e correlate alle curve. In tale contesto, i vantaggi sul piano della diversificazione possono essere particolarmente utili per compensare la volatilità complessiva, potenzialmente più elevata, degli investimenti e per diversificare i rendimenti, abbandonando le sfide/dinamiche sui mercati nazionali.
L’incognita della geopolitica
Altra incognita, destinata a influenzare i mercati obbligazionari, è la geopolitica. Le tensioni tra Cina e Usa saranno un tema dominante, con una tendenza verso la deglobalizzazione a prescindere dall'esito delle elezioni Usa. Il protezionismo farà aumentare l'inflazione statunitense. La Cina, deprezzando il renminbi e accumulando Treasury Usa, aumenta la sua competitività manifatturiera e l’export, provocando disinflazione nelle economie che importano di più dalla Cina. Anche i conflitti in Ucraina e Palestina accrescono la volatilità globale, con costi che incidono sul Pil mondiale e sull’aumento della domanda di chip. In Europa si prevede un cambiamento, con maggiori spese fiscali, con impatto sui rendimenti obbligazionari, sull’inflazione e sugli spread.