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Coronavirus: la produzione italiana torna ai livelli del 1978
Confindustria segnala come il lockdown abbia inciso negativamente sulla produzione industriale italiana. Infatti, l’attività in marzo è crollata del 16,6% rispetto a febbraio, registrando dunque nel primo trimestre del 2020 una variazione della produzione industriale del -5,4% congiunturale.
La produzione industriale italiana sta arrancando, a seguito del lockdown imposto dal Governo per contrastare la diffusione del coronavirus. Il Centro Studi di Confindustria segnala un impatto “devastante”: l’attività in marzo è crollata del 16,6% rispetto a febbraio, quando aveva già accusato una flessione del 2,6%. Nel primo trimestre 2020 la variazione della produzione industriale risulta così essere di -5,4% congiunturale (-1,4% quarto trimestre 2019). Il trend tendenziale negativo si allunga quindi a tredici mesi consecutivi. La produzione, al netto del diverso numero di giorni lavorati, è scesa a marzo del 9% annuo (-4,7% in febbraio).
In marzo il più ampio calo degli ultimi 60 anni
Preoccupante, in prospettiva, è la contrazione degli ordini, i cui volumi sono scesi del 7,6% mensile e del 12,6% annuo, accentuando la dinamica di febbraio (rispettivamente -1,9% e -2,7%). L’impatto del Covid-19, secondo CsC, “si è abbattuto sul sistema produttivo italiano e internazionale in maniera improvvisa, con una forza distruttiva e in maniera diffusa”. In Italia la caduta dell’attività stimata per marzo, se confermata dall’Istat, “rappresenterebbe – stima Confindustria - il più ampio calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale (1960)” e porterebbe i livelli su quelli del 1978.
Poche eccezioni si salvano dal DPCM
Sono le conseguenze del DPCM che ha predisposto la chiusura del 57% delle attività industriali (48% della produzione). Il restante 43% delle imprese, secondo Confindustria, ha continuato a lavorare a un ritmo molto ridotto, con poche eccezioni (alimentari e farmaceutico), a causa della più bassa domanda, delle difficoltà della logistica e del parziale blocco delle attività nei principali partner commerciali dove, con ritardo rispetto all’Italia, sono state introdotte misure di contrasto al Covid-19. “Le prospettive per i prossimi mesi - secondo CsC - sono dunque più negative di quanto osservato nel primo trimestre”.
Prometeia, -30% l’attività stimata per marzo-aprile
La società di consulenza Prometeia stima per marzo e aprile una caduta complessiva della produzione industriale di quasi il 30%, la più ampia dopo la Seconda Guerra mondiale. In particolare la sola contrazione della manifattura “porterà con sé una contrazione di Pil nel secondo trimestre di oltre il 4%, cui andrà aggiunta l’ulteriore frenata degli altri settori, primo fra tutti quello dei servizi”. Si sono praticamente infranti tutti i buoni auspici con sui si era aperto l’anno. “Dopo quasi due anni di sostanziale stagnazione, le informazioni congiunturali all’inizio del 2020 mostravano – secondo l’analisi di Prometeia - segnali di un cauto ottimismo per una ripresa dell’industria”.
Il secondo trimestre sarà il peggiore dal Dopoguerra
Tuttavia tra la fine di febbraio e le prime settimane di marzo, continua il report, “le misure di distanziamento sociale si sono progressivamente allargate, coinvolgendo oltre la metà delle attività produttive dell’intero territorio nazionale”. Senza dimenticare che i dati Istat relativi a febbraio (-1,2%) non colgono la portata del blocco delle attività. Per questo motivo in marzo e aprile bisogna mettere in conto “fortissime contrazioni, mentre in maggio prevediamo una progressiva, sia pure lenta, ripartenza delle attività”. Nonostante questo, stimano gli stessi esperti, “il secondo trimestre si appresta a essere il peggiore mai realizzato nella recente storia industriale, con una contrazione (-21%) peggiore di quella riscontrata durante tutto il periodo della crisi del 2008/2009”.