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Economia circolare: è essenziale per una vera sostenibilità?
Basta con l’economia basata sul concetto acquista, usa e butta, non più sostenibile davanti alla crescita dei consumi e della popolazione. Ecco la soluzione nell’economia circolare: che azzera gli sprechi, punta sul riutilizzo, sul risparmio energetico e sul riciclaggio dei materiali.
L’attuale modello economico sta ponendo seri interrogativi sulla sostenibilità delle risorse della terra: già oggi la popolazione mondiale ne consuma 1,7 volte di più di quelle a disposizione. La prospettiva che, entro il 2050, sul pianeta ci saranno più di nove miliardi di persone (rispetto ai quasi 8 miliardi stimati per quest’anno), pone quindi più di un interrogativo su quanto questo ritmo possa durare, mentre i gas a effetto serra (nonostante gli sforzi nel contenerli) continueranno sempre più rapidamente a destabilizzare il clima. Per evitare un corto circuito, secondo Jack Dempsey e Paul Lamacraft, rispettivamente gestore e senior investment director di Schroders, un modello economico circolare potrebbe essere la soluzione poiché consentirebbe di ridurre gli sprechi di energia e di materiali, oltre ai danni ambientali.
Cambia il concetto acquista-usa-getta
Ma di cosa si tratta? Un’economia circolare, molto in sintesi, fornisce ciò di cui i consumatori hanno bisogno senza permettere che i materiali vengano scartati e che si crei inquinamento nel processo. È una rivoluzione (completamente opposta al concetto che domina attualmente: acquista-usa-getta) che adotta soluzioni progettuali per eliminare i rifiuti e l’inquinamento in modo che i materiali restino in uso. Il 55% dei gas serra è generato dal consumo di energia e il 45% arriva dalla produzione (industria, agricoltura e uso del suolo). Parliamo di prodotti e servizi con caratteristiche di efficienza, riutilizzabilità e riciclabilità: tendenza globale e duratura, essenziale per proteggere il pianeta e gli standard di vita anche in futuro. La difesa dell’ambiente già oggi vede accomunati le autorità, le imprese e i consumatori.
L’impegno è enorme perché la situazione è critica
I Paesi stanno adottando obiettivi chiari e politiche di sostegno per chiudere il ciclo, mentre la domanda è sempre più all’insegna della sostenibilità e la tecnologia contribuisce alla transizione, dalla scienza dei materiali alla digitalizzazione. Questo, secondo i due esperti, creerà un’opportunità stimata in 4.500 miliardi di dollari entro il 2030 e in 25mila miliardi di dollari entro il 2050. L’impegno chiesto è enorme. L’International Panel on Climate Change stima che per contenere il cambio di temperatura entro 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali, dobbiamo ridurre le emissioni di gas del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e arrivare al net-zero entro il 2050. Ciononostante, l’Energy Information Administration Usa prevede che nel 2050 le emissioni di gas serra saranno del 30% superiori a quelle del 2010.
Le grandi e le piccole aziende verso un’unica direzione
Anche se questa è una prospettiva desolante, allo stesso tempo rivela che almeno c’è una serie impressionante di opportunità su cui puntare quando cerchiamo aziende che progettano di eliminare sprechi e inquinamento e mantengono in uso prodotti e materiali. Ma dove sono queste opportunità? Il successo della transizione verso un’economia circolare si basa su un mix di influenza e innovazione. Le grandi aziende hanno il potere finanziario e le dimensioni necessarie per attuare un cambiamento su scala adeguata. Molte aziende più giovani – quelle che sfidano lo status quo – sono ancora private e non sono ancora quotate sui mercati azionari pubblici, ma spesso forniscono le idee più dirompenti. Per evolvere al ritmo necessario sia le aziende in erba che quelle con radici profonde dovranno svolgere il proprio ruolo.
Dove gli investitori possono scovare le opportunità
Gli investitori che vogliono partecipare alla transizione dell’economia circolare, secondo Dempsey e Lamacraft, dovrebbero puntare a coltivare la massima flessibilità possibile, per accedere all’innovazione laddove è più abbondante. Secondo i due esperti ci sono cinque sottotemi chiave che offriranno opportunità di investimento durante la transizione dell’economia globale. Il primo riguarda la filiera circolare (l’introduzione di materiali rinnovabili, riciclabili o biodegradabili). In questo modo è possibile ridurre i costi a lungo termine e aumentare la prevedibilità e il controllo della catena di fornitura. Il secondo è quello del recupero e riciclo, che si riferiscono a un sistema di produzione e consumo in cui tutto ciò che un tempo era considerato un rifiuto viene riutilizzato per altri usi.
La tecnologia al servizio della sostenibilità
Il terzo sono le piattaforme di condivisione e prodotti come servizio che – tramite la tecnologia - aumentano l’uso dei beni, evitano la capacità inutilizzata o trovano una nuova vita ai prodotti. Il prodotto come servizio prevede che i consumatori paghino per l’uso piuttosto che per il prodotto stesso. Questo sposta l’attenzione dei produttori sulla longevità, l’affidabilità e la riutilizzabilità. Il quarto è l’estensione della vita del prodotto, il cui modello mira a catturare il valore di quelli che possono essere rotti, fuori moda o non più necessari. Mantenendoli e migliorandoli con riparazioni, aggiornamenti o rifabbricazione – o trovando un nuovo proprietario – le aziende possono creare un enorme valore. Il quinto settore risiede nel supporto tecnologico, ovvero in quelle aziende i cui prodotti o servizi forniscono gli strumenti per una transizione verso l’economia circolare. Possono spaziare dal software, all’elettronica e all’industria.