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FMI: i dazi frenano la crescita globale, anche l’Italia in affanno
Le Banche centrali, come la Fed e la BCE, sottolineano l’importanza dell’indipendenza e della stabilità delle politiche monetarie, per impedire ulteriori frenate dell’economia. Per l’FMI bisogna evitare una fase di stagnazione e proteggere i progressi economici e sociali degli ultimi decenni.

Il più recente report del Fondo Monetario Internazionale conferma le preoccupazioni, dei mercati finanziari e dei risparmiatori, legate agli effetti negativi che avranno i dazi statunitensi. Il ‘‘World Economic Outlook’’ di aprile, in particolare, lancia un campanello d’allarme sulle prospettive dell’economia globale che sono state fortemente indebolite, appunto, dall’intensificarsi delle tensioni commerciali. Secondo il rapporto, infatti, la crescita mondiale è attesa rallentare quest’anno al 2,8% e al 3% nel prossimo, con una revisione al ribasso di quasi un punto percentuale rispetto alle stime contenute nel precedente report. Dietro questa correzione c’è, in modo determinante, la guerra dei dazi riaccesa - a tutto tondo - dagli Stati Uniti.
Significativo aumento del rischio recessione negli Usa
I dazi imposti dall’Amministrazione Usa, simbolicamente nel giorno definito ‘‘Liberation Day’’, generano un impatto diffuso su scala planetaria. L’FMI stima che l’impennata delle tariffe commerciali possa far perdere al PIL globale fino allo 0,5% nel 2025 e lo 0,3% nel 2026. Le ricadute non risparmieranno nemmeno gli Stati Uniti, la cui crescita subirà una marcata frenata: all’1,8% dal 2,7% atteso in precedenza. Non solo, secondo l’FMI, negli Usa il rischio recessione è “significativamente aumentato”, passando al 40% dal 25% indicato a gennaio. Il Pil dell’Eurozona è atteso frenare nel 2025 allo 0,8% dall’1% e all’1,2% nel 2026 dall’1,4% previsto a inizio anno. La crescita della Cina è invece prevista al 4% nel 2025 e anche nel 2026, con una revisione in calo rispettivamente di 0,6 e 0,5 punti percentuali dalle stime precedenti.
L’Italia rallenta, cresce il debito pubblico
Tra i Paesi più penalizzati da questo quadro complicato c’è anche l’Italia. Le previsioni per il PIL nostrano sono state infatti riviste al ribasso, a +0,4% nel 2025 (da 0,7% indicato a gennaio) e +0,8% nel 2026 (in calo di un decimo di punto). Allo stesso tempo aumenta il rapporto debito/PIL, che dovrebbe salire al 137,3% quest’anno, per poi toccare il 138,5% nel 2026. In lieve aumento, nel frattempo, anche la disoccupazione, attesa al 6,7%, mentre l’inflazione resta sotto controllo, con i prezzi al consumo previsti all’1,7% nel 2025 e al 2% nel 2026. Tuttavia, secondo gli economisti dell’FMI, il nostro Paese dovrà affrontare un contesto economico ancora incerto e fragile, dove la mancanza di chiarezza sulle politiche commerciali e le crescenti tensioni geopolitiche aggravano le difficoltà strutturali endogene.
L'indipendenza delle Banche centrali è fondamentale
Nel pieno della nuova ondata di tensioni commerciali, l’FMI prende le difese della Fed, messa sotto pressione dal Presidente Trump, che chiede a gran voce un taglio dei tassi per contrastare gli effetti dei dazi sull’economia Usa. Il capo economista, Pierre-Olivier Gourinchas, ha ribadito che l’indipendenza delle Banche centrali è un principio fondamentale, sostenendo la scelta della Fed di confermare la politica monetaria, in attesa di valutare l’effettivo impatto dei nuovi dazi. Anche perché, ha sottolineato: “un’ulteriore escalation dei dazi potrebbe frenare ancora la crescita”. Sulla stessa linea anche la Presidente della BCE, Christine Lagarde, la quale ha apprezzato il rigore dell’omologo Jerome Powell e - rispondendo con fermezza all’ipotesi di una sua possibile rimozione da parte della Casa Bianca, ha affermato “mi auguro che non accada, e che non rappresenti un rischio”.
Panetta, progressi economici e sociali minacciati
Perché l’economia mondiale torni a crescere, Gourinchas auspica una rinnovata collaborazione internazionale, con un “sistema commerciale chiaro e prevedibile” e la stabilità delle regole economiche globali. Anche il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sottolineato i rischi legati all’attuale clima geopolitico, affermando che le tensioni e i conflitti in atto minacciano decenni di progressi economici e sociali. In sintesi, il mondo si trova a un bivio. Senza un deciso cambio di rotta, l’economia globale rischia di entrare in una nuova fase di stagnazione. Il messaggio del FMI è chiaro: è tempo di ricostruire la fiducia e di rispondere con responsabilità e visione a una delle sfide più complesse degli ultimi decenni.
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