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Mercati: 2022 partito in sordina, ma chiuderà col botto
I mercati, dopo una partenza a rallentatore, chiuderanno l’anno col botto. Lo prevedono gli analisti, mettendo in conto la diminuzione dei problemi alle linee di rifornimento, un quadro pandemico più chiaro e una politica creditizia tesa a non strozzare troppo la crescita.
Il 2022 è iniziato a rallentatore per i mercati finanziari a causa della ripresa economica che perde spinta, di un quadro geopolitico tutt’altro che tranquillo e dell’alta contagiosità della variante Omicron. Tuttavia, secondo Nikolaj Schmidt, chief international economist di T. Rowe Price, questi ostacoli probabilmente si attenueranno e, infatti, si aspetta che il 2022 finisca col botto. Dal punto di vista degli investimenti caratterizza l’anno come "orso tattico, toro strutturale" (orso sta per mercato ribassista, toro per uno rialzista). La view rialzista, spiega, riflette l’andamento dell’economia globale: vede una grande quantità di domanda repressa, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti, e gap nella produzione ancora ampi.
Condizioni finanziarie accomodanti e bilanci solidi
Inoltre, secondo l’economista, le condizioni finanziarie rimangono molto accomodanti e, dopo un decennio di riduzione del debito e la recente generosità fiscale, i bilanci del settore privato sono solidi. Il problema è rappresentato dall’inflazione, che è aumentata molto più delle aspettative. Di riflesso, il mondo è in una fase in cui - ondate di virus permettendo - la domanda privata può accelerare in modo sostanziale. Gli ampi spazi di crescita della produzione assicurano che, anche davanti a eventuali rialzi dei tassi, i policymaker non dovrebbero passare a un ritmo di irrigidimento che minacci l’espansione del ciclo economico. Nel prosieguo dell’anno, con la riduzione degli output gap, le Banche centrali sono destinate a diventare più falco.
L’incognita inflazione
Discorso a parte merita l’inflazione, soprattutto per le reti di approvvigionamento. Negli Usa, per esempio, le vendite di auto sono crollate in una misura che potrebbe facilmente portare a credere che il Paese sia in recessione, eppure il prezzo delle auto usate è aumentato di poco meno del 50% negli ultimi 18 mesi. Questi dati contrapposti significano che l’inflazione attuale non è stata causata dal surriscaldamento economico, ma piuttosto da vincoli sul lato dell’offerta e, man mano che i problemi delle supply chain verranno risolti, la maggior parte delle pressioni inflative si attenueranno. Infine, la Cina che, approfittando del rimbalzo della crescita globale, ha lanciato una serie di riforme e avviato una campagna per ridurre la leva dell’economia.
Attesa per il "la" dalla Cina
Per la Cina l’economista non si aspetta una ripresa massiccia, ma una stabilizzazione e, comunque, la ripresa in una traiettoria di crescita che ha continuato a scendere negli ultimi 12 mesi. Sulla base di questo contesto strutturale molto positivo, Schmidt mantiene un orientamento ribassista sul breve. La diffusione della variante Omicron è destinata ad aggravare un rallentamento della crescita che, a suo avviso, era già nelle retrovie. Questo rallentamento è guidato da una combinazione di tre fattori: l’inflazione, soprattutto dei prezzi dell’energia, che limitano il potere d’acquisto delle famiglie; i problemi delle supply chain, che hanno rallentato il ritmo dell’accumulo di capitale; i venti contrari fiscali, concentrati in particolare negli Usa.
I problemi verranno meno nella seconda metà dell’anno
Schmidt si aspetta che gli asset sensibili alla crescita, come le azioni, possano mostrare una certa volatilità mentre il mercato continua a digerire tutte le implicazioni della variante Omicron e il ritmo leggermente più veloce della stretta monetaria della Fed. Quando, finalmente, ci sarà più chiarezza sull’andamento della pandemia e i problemi delle supply chain cominceranno a calare, si aspetta che il mercato sposti l’attenzione sul contesto strutturale, che è molto positivo per la Borsa. Tuttavia, ammette, il mercato può adottare una view a lungo termine solo quando l’incertezza viene meno, in altre parole, quando capirà quali restrizioni imporranno le autorità negli USA e in Europa per contenere la diffusione del virus.