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Mercato: il 2023 si preannuncia pieno di insidie a livello globale
I rialzi dei tassi visti quest’anno in molti Paesi faranno sentire in pieno i loro effetti nel 2023, con un forte ridimensionamento dell’inflazione e della crescita economica, e in alcuni Paesi ci potrebbe essere anche la recessione. L’Europa è quella messa peggio, la Fed alzerà ancora i tassi.
Il prossimo anno riserverà all’economia mondiale l’effetto trascinamento del significativo rialzo dei tassi d’interesse adottato dalle principali Banche centrali nel 2022. La stretta del credito, in particolare, si farà sentire sotto due principali aspetti: uno negativo, ovvero una recessione globale, e uno positivo, con un sostanziale ritracciamento dell'inflazione. Questo scenario, di riflesso, permetterà a sua volta agli Istituti di emissione di tornare a tagliare i saggi. È quanto stima Nikolaj Schmidt, chief international economist di T. Rowe Price, secondo cui - data la profondità della recessione - le principali Banche centrali allenteranno già nella prima parte del secondo semestre.
L’Europa farà i conti con la crisi energetica e la guerra
L’economista ritiene che l'Europa sarà la più colpita, in quanto il rapido inasprimento monetario si sovrappone a un forte shock commerciale dovuto alla crisi energetica e all’elevata incertezza per il conflitto in Ucraina. Quello che è peggio per la dinamica del Vecchio continente è che è molto probabile che lo shock energetico persista perché i Paesi dell’area dovranno faticare per adeguarsi al fabbisogno energetico anche per l'inverno del 2024. Un quadro che, dice Schmidt, lascia presagire da parte delle imprese un atteggiamento molto conservativo nella gestione dei salari e un livello molto contenuto dei loro investimenti. Nello stesso tempo, la rapidità con cui ha agito la Bce porterà probabilmente a una marcata correzione dei prezzi delle case e a un livello di attività molto contenuto nelle costruzioni.
La crescita cinese resta debole
Sull’andamento della congiuntura mondiale si agita anche lo spettro di una crescita cinese che resta relativamente debole, in parte a causa del continuo perseguimento di Pechino della politica zero Covid e, in parte, a causa della ristrutturazione e della riduzione della leva finanziaria del settore immobiliare. Se il primo problema sembra poter diventare meno ostativo già nella prima metà del prossimo anno, l’economista di T. Rowe Price si aspetta che la ristrutturazione del settore immobiliare rimarrà un persistente vento contrario alla crescita per tutto l'anno.
Recessione Usa, ma la Fed alzerà ancora nel primo semestre 2023
Schmidt ritiene la Fed la fonte principale dello shock monetario globale e sostiene che un mercato del lavoro statunitense rigido la costringerà a un ulteriore inasprimento nel corso del primo semestre. Alla domanda se la Fed è in grado di raffreddare abbastanza il mercato del lavoro senza innescare una recessione, per riportare l'inflazione al 2%, la risposta dell’economista è un secco no. E non è finita: sarà necessaria, sostiene, una vera e propria recessione per restituire al mercato del lavoro d’Oltreoceano una certa capacità di allentamento.
Tassi alti, più rischi per la stabilità finanziaria
Come sempre col rallentamento della crescita globale aumentano i rischi per la stabilità finanziaria. L’esperto, alla luce degli elevati livelli raggiunti dai tassi, si dice infatti preoccupato del riemergere dei rischi di sostenibilità del debito, soprattutto in Europa. Anche perché, afferma, il rischio di una parziale replica della crisi sovrana nell’Eurozona agita un grande spettro e non sembra quindi affatto scontato che i mercati finanzieranno tutte le iniziative fiscali senza intoppi. Il livello dei tassi avrà un impatto negativo anche sul mercato immobiliare: sebbene gli intermediari al centro del sistema appaiano solidi, Schmidt ammette di essere preoccupato per le ricadute su altre parti del sistema finanziario, meno regolamentate, e l'impatto che una flessione immobiliare avrà sui bilanci del settore privato.