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Obbligazionario Ue: pressioni dal piano di Riarmo

Lo spread tra Paesi centrali e periferici dell'Eurozona perde centralità a causa del rialzo generale dei rendimenti. Questo non implica una minore pressione fiscale, ma rappresenta una sfida per la sostenibilità fiscale, in particolare per i Paesi con un alto debito pubblico, come l'Italia.

24/03/2025
bussola adagiata su un tappeto di monete
Analisi sull'obbligazionario europeo

L’obbligazionario europeo registra un aumento dei rendimenti - soprattutto per le scadenze lunghe - e un irripidimento della curva dei tassi. Nel frattempo - secondo Neil Mehta, Portfolio Manager di BlueBay, Investment Grade di RBC BlueBay - è aumentata la possibilità che la Bce interrompa il proprio ciclo ribassista perché, come ha osservato Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce, l'impatto restrittivo del passato ciclo di inasprimento della politica monetaria sta svanendo visibilmente. Schnabel stima che i tassi neutrali si trovino tra il 2% e il 3%, mentre una recente analisi della Bce indica un intervallo teorico tra l'1,75% e il 2,25%. Tuttavia, se le aspettative per la Bce dovessero scendere quest’anno a 1,75% potrebbe emergere - secondo Mehta - un'opportunità per una scommessa contraria.

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Equilibrio economico precario

Nonostante questa prospettiva, gli esperti invitano a fare la ‘tara’ alle previsioni di rallentamento economico, in quanto potrebbero portare a una stabilizzazione o addirittura a una discesa dei rendimenti a lungo termine. Le strategie, inoltre, non dovrebbero prescindere dall'incertezza politica in Francia, con le difficoltà fiscali che spingono i rendimenti a nuovi picchi, così come da una riduzione della centralità dello spread. In questo contesto di incertezze politiche e monetarie, per gli investitori è consigliato adottare strategie di acquisto frazionato o di accumulo su bond denominati in euro o globali, tenendo conto delle commissioni bancarie. Il rendimento del Bund decennale - riferimento dell’obbligazionario europeo - è passato dal 2,39% al 2,86%, raggiungendo punte del 2,96%.

La Francia tra le economie più vulnerabili

Con il conseguente irripidimento della curva, si sta creando una situazione paradossale, visto che - sottolineano gli esperti - le dichiarazioni di Christine Lagarde suggeriscono un possibile cambio di rotta a partire da aprile, soprattutto alla luce delle incertezze legate a potenziali stimoli fiscali straordinari, come il piano di riarmo europeo. Tra le economie più vulnerabili c’è la Francia, che si trova in una situazione particolarmente difficile. Nonostante Fitch abbia confermato il rating AA-, i rendimenti decennali sono tornati sopra il 3,54%, livello che non si registrava dal 2010. Il deterioramento del quadro politico, con un Governo senza una solida maggioranza parlamentare, continua a esercitare pressioni sul debito pubblico, aggravando un deficit già alto e una spesa pubblica che si attesta al 57% del Pil.

Lo spread perde centralità

Un altro cambiamento significativo nell’obbligazionario europeo è la crescente perdita di centralità dello spread come principale indicatore di rischio sovrano. L’aumento dei rendimenti dei Bund, legato alla prospettiva di maggiori spese pubbliche finanziate a debito, ha ridotto notevolmente il divario tra i Paesi centrali e quelli periferici dell'Eurozona, Italia inclusa. Tuttavia, questo restringimento non implica per forza una minore pressione sui bilanci, anche se l'impennata generalizzata rappresenta comunque una sfida per la sostenibilità fiscale, in particolare per i Paesi con un debito elevato. Le proposte Ue per mobilitare i risparmi privati su progetti comunitari, come il riarmo, introducono altre incognite in un quadro già instabile. Con circa 10.mila miliardi di euro parcheggiati nei depositi, l’Ue cerca di canalizzare questa liquidità verso investimenti strutturali, ma rimangono molte incertezze sulle modalità concrete con cui ciò avverrà.

Quali scelte di investimento?

La resistenza di Paesi come Germania e Olanda all'emissione di Eurobond complica ulteriormente la situazione. In un mercato in continua evoluzione, gli indicatori tradizionali di rischio stanno lasciando spazio a nuove dinamiche, mentre l'incertezza politica e monetaria continua a influenzare molto le scelte di investimento. Cosa fare nel frattempo? Adottare, ad esempio, la tradizionale regola degli acquisti frazionati, meglio se mensilmente sulla stessa emissione di BTP. Ognuno, naturalmente, in base alla propria propensione al rischio: potrebbe essere interessante un'emissione con scadenza 2030 o più lunga. Un'altra possibilità è quella di attivare un piano di accumulo su bond euro o globali. Questa strategia, purtroppo poco usata, consente di avere, grazie a un semplice automatismo, regolarità periodica nei versamenti, oltre a una diversificazione e riduzione del rischio molto più ampia rispetto alle emissioni di un singolo Stato.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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