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Paesi emergenti: in vista il ribasso dei tassi d’interesse
Nei Paesi emergenti l’inflazione non è più un problema. Molti stanno considerando la possibilità di tagliare i tassi, ma devono tenere conto della stabilità valutaria, del prezzo delle commodity e del comportamento economico della Cina, destinati a influenzare le decisioni delle Banche centrali.
Mentre il mondo occidentale fa i conti con le tensioni sui prezzi e, di riflesso, con una politica monetaria che si preannuncia restrittiva ancora a lungo, i mercati emergenti vedono crescere la possibilità che i tassi d’interesse possano scendere. Il percorso perché si realizzi tale scenario non è facile per l’incognita Cina, che gioca un ruolo chiave sulla crescita economica di questi Paesi; comunque, a loro vantaggio, c’è la rapida discesa registrata dall’inflazione. È quanto emerge da un’analisi di Chris Kushlis, chief of China and emerging markets macro-strategy di T. Rowe Price, secondo cui le Banche centrali dei mercati emergenti stanno per abbassare i tassi d'interesse, chiudendo il ciclo dei rialzi avviato in anticipo – proprio per lottare contro il surriscaldamento dei prezzi - rispetto ai mercati sviluppati.
Un occhio alla stabilità valutaria
È un segnale incoraggiante visto che gli emergenti, sottolinea l’esperto, stanno maturando come asset class. La strategia d’anticipo delle Banche centrali emergenti potrebbe creare un margine per ulteriori tagli, anche se rimane incerto quanto lontano potranno spingersi con l’allentamento del costo del denaro. Infatti, durante questo processo sarà importante tenere monitorata la stabilità valutaria. L’attuale forza del dollaro e l’aumento dei tassi Usa rappresentano un potenziale ostacolo, in particolare per i Paesi con bassi tassi che non dispongono di un cuscinetto di carry sufficiente. Intanto alcuni Paesi, come Cile e Ungheria (la Repubblica Ceca dovrebbe allinearsi presto), hanno già iniziato il ciclo di riduzione dei tassi d’interesse, mentre in Asia tale trend secondo Kushlis potrebbe iniziare nel 2024.
L’economia cinese sarà la chiave
Nel frattempo, come accennato, sarà importante tenere sotto osservazione cosa fa la Cina, la cui economia sta oggi rallentando più velocemente del previsto, con rischi al ribasso che potrebbero minare la fiducia. C’è infatti la minaccia, più che concreta, di un effetto negativo a pioggia sui mercati più e meno collegati a Pechino. La Banca Popolare Cinese sta intanto correndo in soccorso all’economia allentando la politica monetaria ma, incontrando una bassa domanda di credito, l'efficacia delle sue misure rimane incerta. Dal punto di vista fiscale, secondo l’esperto, Pechino sta anche adottando un approccio incrementale per evitare un aumento del rapporto debito/Pil. Per questo, capire la portata della politica fiscale cinese sarà fondamentale per gestire i rischi.
L’inflazione non preoccupa più
Nonostante il rallentamento della congiuntura globale e, più in forma diretta, della Cina, l’economia dei Paesi emergenti mantiene una certa resilienza, specialmente nei servizi, a dimostrazione di una rotazione in questi mercati dal consumo di beni al settore dei servizi. La loro crescita futura dipenderà soprattutto da tre fattori: i prezzi delle commodity (che rimangano stabili pur con l’indebolimento del ciclo), la tensione tra la frenata del settore manifatturiero e la tenuta del mercato dei servizi e del lavoro e la stabilità economica cinese (che non diventi invece un freno). L'inflazione, intanto, sembra non essere più il problema principale: è diminuita rapidamente, anche se rimane il timore per i prezzi alimentari dovuti a fattori come El Niño e la fine dell'accordo sull’export di grano tra Russia e Ucraina.
Selettività, meglio il settore societario del debito estero
L'inizio dei cicli di riduzione dei tassi è positivo per gli emergenti. Tuttavia, secondo Kushlis, le valutazioni nel settore esterno sono piuttosto limitate e questo spinge gli investitori a cercare opportunità nelle parti più difficili del mercato. Nel complesso, l’esperto intravede più valore nel settore societario emergente rispetto al debito estero emergente. Per quanto riguarda invece le valute, il differenziale dei tassi d’interesse potrebbe indebolirsi, ma ci sono ancora opportunità di guadagno, a patto di essere selettivi su cosa mettere nei portafogli. In generale: è importante scegliere con attenzione i momenti in cui investire.