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Paura recessione: gli investitori sulla difensiva
Lo spettro di una recessione a livello globale si sta agitando sempre di più, mentre tra gli esperti ci sono dubbi sull’efficacia che potrebbero avere ulteriori misure accomodanti delle Banche centrali. Gli investitori sono chiaramente preoccupati per la possibilità di un’imminente brusca frenata dell’economia, al punto che nelle ultime settimane hanno accentuato la loro corsa verso i porti ritenuti più sicuri. Ad alimentarla anche i più recenti focolai di crisi nelle aree emergenti (Argentina), le tensioni geopolitiche a Hong Kong, lo strappo del nuovo Primo ministro britannico sulla Brexit. La weekly strategy del Cross Asset Solutions team di Unigestion traduce perfettamente in numeri questi timori: in agosto gli strumenti più rischiosi hanno subito pesanti perdite (l’indice Msci All Country World è sceso del 4%, e l’Emerging Market index del 6%) mentre, nello stesso periodo, quelli di ‘copertura’ sono andati in controtendenza. Tra questi ultimi spiccano le performance del Barclays Global Aggregate index (+2%), l'oro (+7%), lo yen giapponese (+3%) e il franco svizzero (+2% sull'euro).
Powell (Fed): un freno da incertezze su politica commerciale
Ad agitare gli investitori è un mix di fattori che è stato ben sintetizzato da Jerome Powell, il Presidente della Federal Reserve, nel suo discorso a Jackson Hole (Wyoming). “L'incertezza della politica commerciale – ha detto - sta giocando un ruolo nel rallentamento globale e nella debolezza del settore manifatturiero e delle spese per capitale negli Stati Uniti”. È risaputo che all’economia d’Oltreoceano è legata a doppio filo la congiuntura mondiale, ma Powell ha anche sottolineato che questi segnali negativi ci sono già: “abbiamo visto – ha affermato al riguardo - ulteriori prove di un rallentamento globale, specialmente in Germania e in Cina”. In Germania il Pil nel secondo trimestre 2019 ha accusato un calo dello 0,1% trimestrale, registrato un rialzo di appena lo 0,4% tendenziale, aumentando i timori per la crescita dell’intera eurozona.
Scetticismo sulle capacità della Bce di rilanciare l’economia
Tutta l’area – che dovrà comunque confrontarsi anche con il problema Brexit - ha una forte dipendenza con la congiuntura mondiale tramite il commercio estero, per questo è quella che sta risentendo maggiormente della frenata generale, così come delle tensioni commerciali. Siccome in Europa l’offerta di credito non è un problema, gli esperti sono scettici che ulteriori mosse ‘generose’ della Bce possano essere sufficienti per rilanciare l’economia reale. Le tensioni commerciali hanno colpito – direttamente e indirettamente - anche la Cina, la cui produzione industriale di luglio ha registrato il ritmo di crescita più basso degli ultimi 17 anni. A Pechino, per altro, la bassa domanda estera si è accompagnata con la debolezza del settore immobiliare e con l’accresciuto scontro sui dazi con gli Usa.
Treasury Usa preannunciano la recessione entro 12 mesi
Intanto, mentre le curve dei rendimenti sovrani si sono dovunque ulteriormente appiattite (segnalando un rischio maggiore sulla parte a breve rispetto a quella a lungo, che solitamente paga di più), negli Usa si sono addirittura invertite. Il Treasury a 10 anni, infatti, è inferiore a quello dei Governativi con durata biennale: un segnale che, negli ultimi 40 anni, ha preannunciato quasi sempre una recessione nei successivi 12 mesi. Una minaccia ben presente tra gli investitori istituzionali: più di un terzo di loro (34%), secondo un sondaggio effettuato da Bank of America Merrill Lynch, ritiene probabile una recessione nei prossimi 12 mesi: la percentuale più alta degli ultimi otto anni. La ricerca di BofA ha coinvolto 224 investitori, tra fondi pensione, casse di previdenza, fondi sovrani, desk assicurativi, private banker, per un totale di 553 miliardi di dollari di fondi gestiti.