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Pil: causa Covid bruciati 160 miliardi di ricchezza
Secondo la CGIA di Mestre quest’anno il Pil italiano arretrerà di circa il 10%, ovvero lascerà sul terreno 160 mld di euro in termini di ricchezza Paese. C’è bisogno urgente del rilancio dei consumi, mentre si attende un forte aumento della disoccupazione.
L’Italia è più povera di 160 miliardi di euro: la pandemia ha ‘bruciato’ questa montagna di ricchezza a causa del lockdown. Nelle più rosee previsioni il suo Pil quest’anno dovrebbe scendere di circa il 10%: percentuale che, secondo i calcoli della CGIA di Mestre, corrisponde ad una sforbiciata della ricchezza lorda prodotta nel nostro Paese, appunto, di 160 miliardi di euro. Per dare un’idea della dimensione di questa contrazione è come se il Veneto, una delle regioni italiane economicamente più attive, rimanesse in lockdown per tutto l’anno.
Atteso forte aumento disoccupazione
La gravità della situazione, afferma Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi, emerge in maniera ancora più evidente se si paragona l’attuale situazione economica con quanto accaduto nel 2009, annus horribilis dell’economia italiana del dopoguerra. Allora, il Pil scese del 5,5% e il tasso di disoccupazione, nel giro di 2 anni, passò dal 6 al 12%. Appare quindi evidente che, con un crollo quasi doppio rispetto a quello di 11 anni fa, c’è da aspettarsi effetti molto negativi sul mercato del lavoro. Anche perché, aggiunge, il peggio deve ancora arrivare: quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, infatti, correremo il rischio di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati.
Urge rilancio dei consumi
Di fronte ad una crisi che impone urgentemente di rilanciare la domanda interna, le misure più efficaci da adottare sono una drastica e strutturale riduzione delle tasse alle famiglie e alle imprese per far ripartire sia i consumi sia gli investimenti. Purtroppo, lamenta Zabeo, la tanto attesa riforma fiscale verrà introdotta solo a partire dal 2022, mentre gli investimenti per realizzare le grandi opere sono legati alle risorse messe a disposizione dal Next Generation EU che, nella migliore delle ipotesi, arriveranno nella seconda metà del 2021, rilasciando il loro effetto solo a partire dall’anno successivo.
L’incognita della normativa Ue sul mercato del credito
I problemi per l’economia italiana, avverte il segretario CGIA, Renato Mason, non finiscono tuttavia con l’eccessivo carico fiscale e la burocrazia. All’orizzonte, avverte, c’è una grossa criticità che rischia di mettere in difficoltà tante aziende: la nuova normativa Ue che interessa le banche. Per evitare gli effetti negativi dei crediti deteriorati, Bruxelles ha imposto loro l’azzeramento in 3 anni dei crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni per quelli con garanzie reali. È evidente che questa misura indurrà moltissime banche ad adottare un atteggiamento di estrema prudenza nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni.
Il crollo dei consumi e degli investimenti
Consumi e investimenti sono due leve sulle quali bisognerebbe agire immediatamente per consentire la ripresa economica. Secondo la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2020), i consumi delle famiglie, che costituiscono la componente più importante del Pil (circa il 60%), quest’anno subiranno un tracollo. In assoluto le famiglie ‘risparmieranno’ 96 miliardi (-8,9%), ovvero ogni nucleo ridurrà la spesa di circa 3.700 euro. Le ripercussioni maggiori saranno per il mondo delle partite IVA (e in particolare per gli artigiani e i piccoli imprenditori che lavorano prevalentemente sul mercato domestico). Altrettanto rovinosa sarà la riduzione degli investimenti pubblici e privati: sempre secondo la NADEF, quest’anno subiranno un taglio del 13%, che in termini assoluti corrisponde a 42 miliardi di euro.