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Produzione industriale: a marzo calo senza precedenti
Pandemia e lockdown hanno inciso molto sulla prouzione industriale, che in marzo, secondo i dati diffusi dall’Istat, ha accusato un crollo su base congiunturale senza precedenti, pari a -28,4%. Su base annuale il trend allunga la serie negativa a tredici mesi. Tutti i settori sono coinvolti.
La pandemia da coronavirus e il conseguente lockdown per contenerne il contagio presentano conti salati: l'Istat stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 28,4% a marzo rispetto a febbraio. In marzo, secondo i dati diffusi dall’Istat, la produzione industriale ha accusato un crollo su base congiunturale senza precedenti, pari a -28,4% (dopo il -1% accusato in febbraio, dato corretto) e una flessione tendenziale del 29,3% (-2,3% corretto). Su base annuale il trend allunga la serie negativa a tredici mesi. Nella media del primo trimestre dell'anno, il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dell'8,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
La maggiore diminuzione della serie storica (dal 1990)
“A marzo – spiega una nota dell’Istat - le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell'epidemia di Covid-19 determinano un crollo della produzione industriale italiana. In termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario mostra una diminuzione che è la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell'indice destagionalizzato”.
Il paragone con gli altri Paesi partner
La flessione risulta amplificata per diversi motivi: è molto più ampia rispetto alle pur pessime stime degli analisti (-20% rispetto a febbraio e -21% annuo in media), se la si considera che quest’anno ci sono stati 22 giorni lavorativi contro i 21 del marzo 2019. Infine risulta più drammatica se la si paragona alla pur profonda correzione (-9,2%) accusata dalla produzione industriale tedesca (cui quella italiana è legata a doppio filo) e alle performance degli altri principali partner europei, come Francia (-16%) e Spagna (-12%).
Nessun settore si è salvato
L'istituto ha precisato che “tutti i principali settori di attività economica registrano flessioni tendenziali e congiunturali, in molti casi di intensità inedite: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50 per cento. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi mantengono una dinamica tendenziale positiva”.
CsC, per marzo-aprile atteso calo superiore al 50%
E il trend sembra destinato a peggiorare ulteriormente in aprile: la produzione industriale italiana, secondo il Centro studi di Confindustria, nel bimestre marzo-aprile ha accusato una perdita superiore al 50% in quanto gli effetti delle misure restrittive introdotte per contenere la diffusione del Covid-19 hanno prodotto una caduta dell'attività senza precedenti nelle serie storiche disponibili. Secondo le valutazioni del CsC, infatti, la fine del lockdown non genererà un veloce recupero perché le famiglie continueranno a essere prudenti e a risparmiare anche a scopo precauzionale, perché le imprese dovranno smaltire le scorte che si sono accumulate negli ultimi mesi, così come la domanda estera risentirà della contrazione corale dell'attività in Europa.
Compromesso anche il dato del secondo trimestre
Il secondo trimestre, per queste ragioni, mostrerà una dinamica di Pil e produzione molto più negativa rispetto a quella osservata nel primo. Le prospettive sono incerte e legate all'evoluzione della crisi sanitaria stima ancora il CsC, rilevando una diminuzione della produzione industriale del 26,1% in aprile su marzo. Percentuale che dovrebbe portare a -7,5% il bilancio del primo trimestre 2020 (dopo il -1,2% accusato nell’ultimo quarto del 2019). Per quanto riguarda il dettaglio di aprile, nel mese la Produzione (al netto del diverso numero di giornate lavorative) è stimata in calo del 45,2% tendenziale (-26,5% in marzo).