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Tassi: Fed e Bce, i fatti contano più delle parole
I mercati hanno mostrato la tendenza di anticipare un cambio delle politiche monetarie, che però Fed e Bce hanno cercato di raffreddare perché l’inflazione è vischiosa. Nell’Eurozona è atteso un ulteriore rialzo dei saggi a luglio, mentre la Fed modera la velocità dell’inasprimento.
La politica monetaria della Bce e della Federal Reserve continuerà a essere restrittiva perché l’inflazione, su entrambe le sponde dell’Atlantico, risulta più vischiosa delle attese. Tuttavia, se guardiamo all’orizzonte, i fatti (i dati) smentiscono le parole da falco pronunciate dai policymaker, secondo cui ci sono invece tempi lunghi per vedere un allentamento del costo del denaro. C’è l’impressione, secondo gli analisti, che le due Banche centrali abbiano preso una posizione minacciosa per impedire ai mercati di riprendere a correre a briglie sciolte perché scommettono – erroneamente, a questo punto - su un ravvicinato taglio dei tassi d’interesse. La reazione che hanno avuto i mercati ne è la prova.
Con pausa a giugno, la Fed modera la velocità dell’inasprimento
Iniziamo da quanto è successo negli Stati Uniti. I rendimenti dei Treasury sono saliti subito dopo la conferma dei tassi nella riunione di giugno, salvo poi correggere il tiro nei giorni successivi. Il FOMC ha lasciato l’Effective Funds Rate al 5,08% ma il dot plot aggiornato, rileva Mark Dowding, fixed income CIO di RBC BlueBay AM, indica che i membri si aspettano che la Fed alzi di altri 50 punti, prima di terminare l’aumento dei tassi a fine anno. Con la revisione al ribasso delle stime della disoccupazione e al rialzo dell’inflazione per fine 2023 e 2024, Jerome Powell ha dato l’impressione di voler moderare la velocità dell’inasprimento, visto che si sta avvicinando alla parte alta del ciclo.
I tassi Usa potrebbero aver raggiunto il picco
Tuttavia, dato che crescita e inflazione sono comunque destinate a moderarsi nei prossimi mesi, Dowding ritiene che dati più morbidi potrebbero facilmente portare la Fed a luglio a confermare una pausa più duratura. In caso contrario – aggiunge - dato che l’economia continuerà a moderarsi, sarà improbabile che li rialzi nuovamente, a meno che i dati sull’inflazione non riservino brutte sorprese. È quindi possibile che l’azione (o l’assenza di azione) nel FOMC di giugno parli più delle parole. In tale contesto, è plausibile che abbiano raggiunto il picco del ciclo. Quindi anche Dowding si chiede se la comunicazione della Fed sia stata gestita in modo da garantire che i mercati non prevedano una svolta verso tassi più bassi in tempi brevi.
I Treasury a 10 anni puntano al 3,5%
I mercati, di fatto, recentemente e in più occasioni, sono sembrati desiderosi di aggiungere duration e di anticipare una svolta nel ciclo delle politiche monetarie. Alla luce di ciò, l’esperto di RBC BlueBay, stima che se i dati macro più morbidi dovessero confermare una pausa a luglio, i T-notes a 10 anni potrebbero facilmente tornare al 3,5% per tale data. Su questa base, la società d’investimenti è passata a una posizione tattica lunga sui tassi Usa, attenuando il recente rialzo dei rendimenti, che ha spinto i rendimenti a 2 anni quasi 100 punti base più in alto rispetto all’inizio di maggio. Se i rendimenti a lungo termine dovessero salire sopra il 4%, potrebbe presentarsi l’opportunità di aggiungere convinzione a questa posizione.
Le mosse della Bce per frenare l’ottimismo dei mercati
Anche la Bce sembra che abbia voluto evitare il rischio che un tono percepito come non sufficientemente falco possa portare a un allentamento troppo precoce dei tassi. Per raggiungere tale scopo, commenta Alvaro Sanmartìn, chief economist di Amchor IS, ha fatto diverse cose, oltre ad alzare i tassi (come previsto) di altri 25 pb: al 3,50% quello sui depositi, al 4% quello sui rifinanziamenti principali e al 4,25% quello sui prestiti marginali. Da luglio 2022 li ha alzati complessivamente di 400 pb. La forward guidance, anche per Martina Daga, Junior Macro Economist di AcomeA sgr, è chiara: il ciclo non è giunto al culmine. La stessa Lagarde ha detto chiaramente che il livello dei tassi non è sufficientemente restrittivo rispetto a un target dell’inflazione del 2%.
Il rialzo atteso a luglio potrebbe essere l’ultimo del ciclo
La presidente della Bce, per altro, ha anche affermato che è molto probabile che i tassi vengano alzati anche a luglio e, ammettendo di non avere ancora pensato a una pausa, non ha escluso ulteriori rialzi. Tra gli altri messaggi che ha lanciato ai mercati ci sono la revisione al rialzo delle stime d’inflazione per il 2025 (al 2,2%) e il costante riferimento che ha fatto alla forza del mercato del lavoro e alla necessità di seguire l’evoluzione dei salari. Insomma, ha fatto capire che i tassi impiegheranno molto tempo a scendere. Tuttavia, Sanmartìn non esclude che il ritocco di luglio possa essere l’ultimo. Ne è convinto anche Dowding, secondo cui, con la moderazione dell’attività dell’Eurozona, dovremmo essere vicini alla parte superiore del ciclo dei tassi.