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Tassi: Fed e Bce pronte a tagliare i tassi a settembre
Anche la Bce potrebbe iniziare a ridurre i tassi a settembre, con cautela a causa della persistente inflazione e della debole economia. Possibile un taglio per trimestre. Le future decisioni dipenderanno dalla dinamica del mercato del lavoro, dall'inflazione e dalle eventuali pressioni politiche.
Sia la Fed che la Bce sono pronte a iniziare un ciclo di riduzione dei tassi di interesse ma su basi diverse e, comunque, con approcci graduali, al fine di evitare una spropositata reazione dei mercati e dell’economia. C’è infatti sempre il rischio che i risultati ottenuti finora per mettere le briglie all’inflazione vengano annullati. I mercati, con in testa quello azionario, scalpitano già ed esprimono – con significativi rialzi - fiducia in un costo del denaro più basso, già dagli appuntamenti che le due Banche centrali hanno in calendario per settembre (il 17-18 la Fed e il 12 la Bce). Ma attenzione, avvertono gli esperti, la volatilità in queste fasi resta un reale rischio, specialmente in risposta ai dati economici che saranno pubblicati nel frattempo e del quadro geopolitico mondiale tutt’altro che tranquillo.
Da Powell un approccio graduale e pragmatico
Negli Usa è giunta l’ora di ridurre i tassi. È stato lo stesso Presidente della Fed, Jerome Powell, senza giri di parole, ad anticipare un allentamento della politica monetaria nel meeting di settembre. Un orientamento con il quale Powell vuole evitare un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro, che ha già il sostegno della maggioranza dei membri FOMC (il braccio operativo della Banca federale Usa). Questa mossa è anche agevolata dalla significativa diminuzione dell’inflazione, che si è avvicinata al target del 2%. Powell, per Blerina Uruci, Chief Us Economist di T. Rowe Price, adotta un approccio pragmatico, ponendo meno enfasi sul tasso neutrale e concentrandosi più sulla gestione dei rischi. L’approccio sarà ‘‘graduale’’ o ‘‘metodico’’ ma, stima Uruci, se il mercato del lavoro peggiorasse, la Fed potrebbe accelerare i tagli.
Dalla Fed quattro tagli entro dicembre
I mercati, con le indicazioni arrivate dai dati e le aperture Fed, hanno aggiornato le attese: un taglio dei tassi di 25 punti base è dato con una probabilità al 100%, che scende a quasi il 30% per una mossa più corposa (di 50 punti base). Più sul lungo termine, si esprime l’economista di T. Rowe Price, secondo cui attualmente il mercato prevede fino a quattro tagli - di 25 punti base ciascuno - entro la fine dell'anno e ben otto tagli nell’arco dei prossimi dodici mesi. Per capire come potrebbe essere la dinamica futura della politica monetaria della Fed, bisognerà seguire soprattutto tre fattori: il mercato del lavoro (considerato che l’occupazione è cresciuta di circa il 30% in meno rispetto al ritmo osservato tra aprile 2023 e marzo 2024), l’inflazione e l’eventuale pressione politica (considerate le concomitanti elezioni presidenziali Usa).
Nell’Eurozona la crescita dei salari rallenta
Anche la Bce sta valutando la possibilità di tagliare i tassi nella prossima riunione di settembre, anche se sulla carta deve rimanere ancora cauta. Il rallentamento della crescita dei salari nell'Eurozona, seppur positivo, non è infatti sufficiente per eliminare le pressioni inflazionistiche. È quanto sostiene Tomasz Wieladek di T. Rowe Price, il quale prevede che anche la Bce adotterà un approccio graduale ai tagli, possibilmente uno per trimestre, considerata la persistente inflazione e la resilienza mostrata dal mercato del lavoro. Un segnale ottimista verso questa direzione può essere considerato quello lanciato dallo stesso Governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, che – a margine del Meeting di Rimini di CL - ha detto di auspicare a una riduzione dei tassi nel summit del prossimo mese di settembre.
L’Eurotower, la riunione di settembre un buon momento per tagliare
Un’indicazione ancora più interessante è però arrivata dai verbali dell’ultimo Consiglio direttivo della Bce (17-18 luglio), dove i policy makers riconoscono l’appuntamento di settembre come una buona opportunità per riesaminare quanto stringente debba essere la politica monetaria. Il terreno su sui si muove l’Eurotower è critico: da una parte c’è la determinazione a riportare l’inflazione al target di medio termine del 2% e, sul fronte opposto, c’è un’economia che langue e, in particolare, soffre la crisi della Germania. La Bce, secondo Wieladek, normalmente risponderebbe più rapidamente al calo del settore manifatturiero, ma recentemente questi dati sono stati meno legati all'andamento generale dell'economia. Senza contare che l’inflazione resta alta e questo rende difficile ridurre i tassi a ogni riunione.