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Pil, Italia maglia nera d'Europa
Nel Bel Paese, la domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil, mentre l'apporto della domanda estera netta sarebbe marginalmente negativo e nulla la variazione delle scorte.
L'Italia dà segni di vita anche grazie alla manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro licenziata dal governo Gentiloni, ma in termini di prodotto interno lordo risultiamo essere il fanalino di coda di tutta l’Europa, dietro a ben 18 economie, alcune delle quali un tempo venivano guardate dall’alto in basso dalla nazione quinta potenza economica mondiale e patria del Made in Italy.
Nel 2017 l’Istituto di statistica italiano prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) pari all'1,0% in termini reali. Il tasso di crescita è lievemente superiore a quello registrato nel 2016 (+0,9%). La domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil per 1,1 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta sarebbe marginalmente negativo (-0,1 punti percentuali) e nulla la variazione delle scorte. Solo pochi giorni fa la Commissione Europea aveva preventivato una crescita del prodotto interno lordo italiano dello 0,9% per quest'anno, mentre il governo si è mostrato maggiormente ottimista alzando le stime +1,1% nel Documento di economia e finanza.
Uno dei rilievi che l'Istituto sottolinea è che la diversa intensità della crescita italiana rispetto a quella dell'area euro costituisce una caratteristica dell'attuale ciclo economico. Prendendo come riferimento il primo trimestre del 2015, il livello del Pil italiano è cresciuto dell'1,9% nei primi tre mesi del 2017, mentre nello stesso periodo il prodotto interno lordo dell'area euro è aumentato del 3,5%. Tra i principali paesi europei solo la Francia ha mostrato miglioramenti simili a quelli italiani (+2,1%). Osservando le previsioni per i singoli paesi, il nostro continua a registrare i risultati peggiori dell'Unione Europea. Nel 2017 e nel 2018 in particolare l'Italia risulta ultima su 19 in Europa come tasso di crescita.
Con il suo 1,1% di crescita prevista del prodotto interno lordo nel 2018, il nostro paese è il fanalino di coda dell’Europa, posizionandosi dietro al Portogallo (1,6%), Francia, Belgio e Finlandia (1,7%), Olanda (1,8%), Germania (1,9%), Cipro (2,3%), Spagna (2,4%), Grecia (2,5%), Lituania e Slovenia (3,1%), Lettonia (3,5%), Slovacchia e Irlanda (3,6%) e Malta e Lussemburgo (4,4%).
Passando a un altro tema, la spesa delle famiglie italiane in termini reali è stimata in aumento dell'1,0%, ma in rallentamento rispetto al 2016. La crescita dei consumi continuerebbe a essere alimentata dai miglioramenti del mercato del lavoro, solo parzialmente limitati dal rialzo atteso dei prezzi al consumo. L'attività di investimento è attesa consolidarsi sui ritmi di crescita registrati nel 2016, beneficiando anche degli effetti positivi sul mercato del credito derivanti dal proseguimento della politica monetaria espansiva della Banca centrale europea (+3,0%). Il miglioramento dei livelli occupazionali dovrebbe proseguire nel 2017 (+0,7% in termini di unità di lavoro) ma in decelerazione rispetto agli anni precedenti.
La riduzione della disoccupazione osservata negli ultimi anni proseguirebbe anche nel 2017, con un tasso previsto pari all’11,5%. Una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale, legata al miglioramento delle aspettative delle imprese, costituirebbe un ulteriore stimolo per l'attività economica. I rischi al ribasso sono costituiti da una più moderata evoluzione del commercio internazionale e dall’eventuale riaccendersi di tensioni sui mercati finanziari. Le previsioni incorporano le misure descritte nel Documento di economia e finanza diffuso ad aprile 2017.