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Che affare la salute
Abbiamo visto che sul lungo periodo le trasformazioni demografiche e tecnologiche in atto rischiano di spingere l'economia mondiale in una situazione di perenne stagnazione del Pil nominale a causa di diverse pressioni deflative tra le quali è molto importante la dinamica dei salari. Ovviamente ciò avrà conseguenze enormi sui mercati finanziari e vale quindi la pena cercare temi che potrebbero essere favoriti dai fenomeni in atto.
Notoriamente il mondo sta invecchiando: la speranza di vita è in aumento dappertutto e, a parte l'Africa e qualche altra realtà particolarmente arretrata, il tasso di nascite in tutto il pianeta varia da poco più della soglia di rimpiazzo (2,1-2,2 figli per donna) a livelli catastroficamente bassi. Notoriamente questo fatto pone stress non da poco sui sistemi pensionistici e su quelli sanitari: infatti lo scenario deflativo rende particolarmente difficile per gli amministratori pubblici continuare a fornire servizi e prodotti di qualità a livello di cura della salute. Sarà in pratica assolutamente necessario risparmiare. Il fenomeno è particolarmente urgente negli Usa, dove l'inflazione sanitaria negli ultimi decenni è fuori controllo, tanto che ormai l'healthcare rappresenta il 17,1% del primo Pil del mondo. In Italia siamo fermi al 9,1%, in Corea del Sud si arriva al 7,7% e in Cina al 5,5%. Altri emergenti come Malaysia e Turchia presentano percentuali molto più basse.
I colossi del Nord-Est dell'Asia non sono stati citati a caso: se quest'area del mondo da decenni sforna innovazioni importanti a livello di It e di industria in generale, nella sanità i cittadini sono sempre stati consumatori modesti, visto il non generoso welfare, e concentrati soprattutto su beni e servizi o importati dall'estero o replicati su licenza. Un modello per certi versi più simile a quello dell'India che a quello di nazioni sviluppate.
Le cose stanno ora cambiando: in particolar modo Cina e Corea stanno puntando enormi capitali sulle biotecnologie. La Corea in pochi anni è diventato il leader mondiale dei biosimilari, nonché della produzione in conto terzi di farmaci biotech. Il paese vanta alcune delle migliori università e la più alta concentrazione di strutture per clinical trial del mondo. Farmaci e in generale prodotti medici coreani innovativi stanno in questi ultimi anni spuntando come funghi, con specialità che vengono sovente date in licenza ai colossi mondiali del pharma, che sempre più stanno diventando colossali distributori e marketer.
Non è impensabile che nel giro di qualche anno aziende asiatiche costruiscano le infrastrutture necessarie per invadere direttamente i mercati sanitari di tutto il mondo. Ad esempio Samsung Electronics, attraverso la controllata Samsung Biologics, ormai il maggiore produttore in conto terzi di bio-medicine, vorrebbe muoversi verso questo modello di business. Invece di sviluppare i propri farmaci vorrebbe costruire le necessarie strutture di marketing per portare in tutto il pianeta le innovazioni realizzate da gruppi coreani di minori dimensioni.
Notoriamente poi quello che di solito fa la Corea su una scala relativamente ridotta viene ripetuto qualche anno dopo con un ordine di grandezza spaventoso dalla Cina. Se l'obiettivo del governo di Seul è avere tre gruppi farmaceutici fra i primi 50 del mondo nel giro di un decennio, non è certo così incredibile pensare che per quell'epoca il Dragone, dopo essere stato la fabbrica della Terra, ne sarà diventato anche il laboratorio farmaceutico.
L'Asia, dunque, dopo avere portato disruption in ogni settore in cui è entrata, potrebbe alterare completamente gli equilibri anche nell'healthcare. In questo, come dicevamo, spinta da un mondo che ha un drammatico bisogno di contenere le spese sanitarie. E che quindi troverebbe ossigeno nelle future Taiwan Semiconductor, Huawei e Samsung Electronics del farmaco. Peraltro gruppi con queste ambizioni sono già abbondantemente quotati sui listini di Seul, Singapore, Shenzhen, Taipei e Shanghai.