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Dalla parte degli ottimisti

28/12/2018

L’anno si conclude nel complesso decisamente male, anche se il mini-rally degli ultimi giorni sui mercati principali di quasi tutto il mondo fa bene sperare gli inguaribili ottimisti. Resta il fatto che, dopo una serie di cadute clamorose, il 26 e il 27 dicembre Wall Street ha messo a segno un recupero spettacolare a livelli del 5-6% il primo giorno e intorno all’1% il secondo, dopo un’apertura e uno svolgimento di seduta tutto in negativo. In pratica sembra che nell’ambito di un sentiment che rimane negativo si stiano evidenziando alcuni elementi positivi.

A questo punto può valere la pena dimenticarsi del pessimismo generale , mettersi nei panni di un ottimista e vedere che cosa dovrebbe succedere perché il mercato riparta in maniera abbastanza solida.

Recessione non in vista. È indubbio che il ciclo positivo che dura da quasi 10 anni sta un po’ rallentando, ma attualmente una recessione negli Usa non è assolutamente all’ordine del giorno. La maggiore economia del pianeta dovrebbe continuare a crescere nel 2019 come minimo del 2-2,5%, almeno secondo i più pessimisti. E non è escluso che si possa arrivare anche vicini o poco sopra il 3%. Non è certo un andamento da recessione. La maggior parte degli analisti peraltro sposta questa eventualità al 2020. Anche la Cina, che ultimamente non ha manifestato numeri eclatanti, resta comunque vicina a un aumento del Pil del 6%.

Incremento dei tassi in fondo modesto. Secondo Donald Trump l’intera colpa della caduta dei mercati è della Fed, che sta incrementando troppo velocemente il tasso di riferimento negli Usa. Attualmente è al 2,50%, con la possibilità di altri due-tre ritocchi nel 2019. Rispetto ai tassi a zero e al quantitative easing certamente è un passo indietro notevole, ma, se si considera che in altre circostanze simili la Fed è arrivata anche al 5-6%, si può anche pensare che l’attuale manovra sia molto blanda. Per di più Mario Draghi ha affermato che la fine del quantitative easing non comporterà almeno fino a questa estate un rialzo dei tassi in Europa.

Guerra Usa-Cina. Che si tratti di guerra commerciale o di guerra fredda molto più ampia non è ancora chiaro, ma ciò che è certo è che finora alle iniziative di Trump spesso spettacolari, come l’arresto di uno dei massimi dirigenti della Huawei e la partenza di una raffica di dazi, le risposte cinesi sono state estremamente caute. Da Pechino non traspare alcuna voglia di entrare in uno scontro frontale con Washington. E se su questa base si trovasse un accordo tra le due superpotenze, certamente l’ottimismo potrebbe riprendere molto corpo. L’impressione generale è che Trump voglia ristabilire degli equilibri che in effetti richiedevano un aggiustamento e che Xi Jinping sia nella sostanza più che disponibile.

Sentiment. Non ci sono dubbi, il sentiment generale è negativo, ma tante volte è stato ampiamente contraddetto. Il 2017, che è stato un anno eccezionale, non era partito certo con squilli di tromba e all’inizio del 2018 quasi tutti gli operatori erano convinti che sarebbe proseguito il rally in corso. Di conseguenza non è assolutamente detto che le aspettative si avverino, anzi spesso la realtà contraddice totalmente le attese.

Tecnologia ancora centrale. Nelle ultime settimane i grandi titoli tecnologici (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e altri) hanno guidato i ribassi e hanno fatto pensare che la tecnologia sia in crisi. È possibile che i prezzi dei principali titoli siano saliti troppo, ma non dimentichiamo che la tecnologia comprende una molteplicità di opportunità enorme e dietro i leader stanno crescendo decine di aziende e di temi pronti a diventare di primo piano.

I prezzi. Anche con la sciacquata degli ultimi giorni i prezzi a Wall Street e negli altri principali mercati restano altini (P/E forward medio dell’S&P 500 intorno a 14), ma siamo lontanissimi da una bolla. In presenza di buone notizie e con utili che dovrebbero restare alti quasi ovunque, una crescita delle quotazioni ci può stare.

Conclusione. Quella che abbiamo mostrato è una visione esclusivamente in rosa ed evidentemente le preoccupazioni per chi vuole guardare la situazione con un po’ più di razionalità sono tutt’altro che infondate. Ma anche gli ottimisti non sono fuori dal mondo e qualche freccia al loro arco ce l’hanno. Certo, forse non è il caso di puntare molti soldi su questa ipotesi.

A cura di: Alessandro Secciani

Parole chiave:

wall street azioni recessione tassi tecnologia
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