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Economia: Italia sull’orlo della recessione
Secondo gli esperti, Roma ha poco spazio per trattare con Bruxelles vista la situazione economica del Paese. Gli economisti mettono in conto una recessione per il 2023, un +0,4% dove si prevedeva un +1,2%, ma il Pil di quest’anno dovrebbe sorprendere in positivo.
L’economia italiana balla sull’orlo della recessione: data dagli analisti per probabile per l’anno prossimo, mentre per quest’anno c’è la sorpresa di una crescita superiore al previsto. Le agenzie hanno già lanciato l’allarme di una possibile revisione del rating sul merito di credito del nostro Paese, mentre l’Ocse ha già provveduto (pur rivendendo al rialzo il Pil di quest’anno: a +3,4% da +2,5%) a correggere drasticamente in ribasso le previsioni per il 2023, a +0,4% dal +1,2% indicato appena lo scorso giugno. Le stime aggiornate dello stesso Governo Draghi, rivelate da fonti in occasione dell’approvazione del Nadef, sono sostanzialmente in linea: +3,1% per quest’anno e, soprattutto, +0,6% per l’anno prossimo (a fronte del +2,4% riportato inizialmente dal Def).
I problemi sul tavolo
Ma cos’è successo in questi ultimi tre mesi da cambiare le carte in tavola in modo così significativo? Molti i fattori che sono entrati in gioco: dalla corsa dell’inflazione (che ormai viaggia da mesi sui massimi livelli degli ultimi quarant’anni) al sempre più visibile rallentamento dell’economia globale, dall’accresciuto spauracchio di una carenza delle forniture di energia all’aumento generalizzato dei tassi d’interesse fino anche al quadro geopolitico internazionale (la guerra in Ucraina) tutt’altro che tranquillo, dalla conseguente riduzione degli investimenti e della domanda (a causa della perdita del potere di acquisto e di un costo del denaro più caro) alle incertezze di natura politica che hanno accompagnato il Paese alle elezioni dello scorso 25 settembre.
Fitch, fondamentali i fondi Ngeu, rinegoziazione difficile
L’attenzione si sta focalizzando su quello che potrà fare il nuovo Governo in una situazione che si presenta, sulla carta, difficile. I suoi margini di manovra, secondo l’analisi che arriva da Fitch, sono obbligati: il rafforzamento della crescita, anche attraverso un efficace utilizzo dei fondi del Ngeu, rimane infatti centrale per una riduzione duratura del debito e per rassicurare i mercati. Per questo, secondo questa tesi, lo spazio di una rinegoziazione appare piuttosto stretto. Alla luce di vincoli che il nostro Paese ha, sul fronte fiscale, e della persistente crisi energetica in corso, appare quindi difficile che la Commissione Ue diventi più accondiscendente sulle riforme strutturali mentre il centrodestra (vittorioso alle urne) punta a una rinegoziazione del PNRR.
Moody’s pronta a declassare se il Paese deraglierà dal seminato
Fitch, che indica il rating dell’Italia a BBB, con prospettive stabili, è più pessimista sull’andamento dell’economia: stima un calo del Pil dello 0,7% per il 2023 e un rimbalzo del 2,6% nel 2024. Dello stesso tono è l’analisi di Moody’s, pronta a declassare il nostro voto di merito se avvertirà un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine, probabilmente addebitabile – sottolinea – alla mancata attuazione delle riforme, incluse quelle fissate nel PNRR. L’agenzia ammonisce, inoltre, che saranno ritenuti negativi per il rating segnali di un’eventuale significativa crescita del debito, che sia a causa di prospettive di crescita molto più deboli o per un aumento dei costi da interessi o di un forte allentamento fiscale.