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Pil: Italia bene nel 2022, meglio dell’Eurozona
Il Fondo Monetario Internazionale rivede in rialzo la crescita del Pil italiano del 2022, a più 3 per cento, più del 2,6 per cento atteso per l’Unione europea. Il nostro Paese dovrà tenere sotto controllo l’inflazione e, adesso che è caduto il Governo, portare avanti la strada delle riforme.
L’economia italiana corre più delle attese e batte nettamente la media dell’Eurozona, grazie al vigoroso risveglio del turismo - componente importante per la nostra congiuntura – e al regolare supporto dell’attività industriale. Nell’immediato il nostro Paese ha però due incognite non indifferenti: riuscire a tenere sotto controllo le pressioni inflative e, adesso che è caduto il Governo, portare avanti la strada delle riforme. Inoltre, più sul medio termine, per il 2023 deve mettere in conto un significativo rallentamento della crescita a causa della fiammata dei prezzi del comparto energetico e di un contesto internazionale non più favorevole. È questa, in sintesi, la foto che emerge dal più recente World economic forum del Fondo Monetario Internazionale.
+3% quest’anno, ma frenerà nel prossimo
Nel dettaglio, gli analisti dell’FMI hanno corretto in rialzo le stime relative alla crescita dell’Italia attesa per quest’anno, al 3% (di 0,7 punti rispetto al rapporto diffuso lo scorso aprile), mentre hanno rivisto in calo di un punto percentuale, allo 0,7%, la crescita del Pil prevista per il 2023. In senso negativo le revisioni che hanno riguardato il Pil dell’Eurozona, a +2,6% per quest’anno (da 2,8%) e a +1,2% per il prossimo (da 2,3%). La frenata del ritmo dell’economia sarà comunque generalizzata, al punto che gli esperti del Fondo hanno rivisto in calo la crescita del Pil mondiale sia del 2022, di quattro decimi di punto rispetto ad aprile al 3,2% (+6,1% la performance maturata nel 2021), sia quella attese per il 2023 (a +2,9% da +3,6%).
Il peso della politica della Bce
A zavorrare la crescita dell’Eurozona sono le frenate attese per le economie di Francia (+2,3% nel 2022 e +1% nel 2023), Spagna (+4% e +2% rispettivamente) e, soprattutto, dalla tradizionale economica dell’area, Germania (+1,2% e +0,8%) che – a differenza dell’Italia, che potrà contare sui flussi del turismo – risultano maggiormente esposte agli effetti del conflitto in Ucraina. Inoltre, l’intera area sconterà la prevista maggiore rigidità delle condizioni finanziarie, con la Bce che da una parte ha già concluso gli acquisti netti di asset e, dall’altra, ha già avviato il ciclo rialzista dei tassi di interesse. Senza contare che la congiuntura di alcuni Paesi membri al momento è sostenuta, secondo l’analisi dell’FMI, dai fondi targati NextGenerationEU.
Le incognite per l’economia mondiale
La frenata della crescita sarà comunque globale. Il Pil mondiale, secondo le stime, dovrebbe praticamente dimezzarsi, al 3,2% (-0,4% rispetto ad aprile) dal 6,1% del 2021. Nel 2023 il ritmo dovrebbe attestarsi sul +2,9% (corretto in calo di 7 punti). L’FMI ritiene fondamentale vincere la lotta contro l’inflazione poiché, spiegano gli economisti, i rischi per le prospettive sono fortemente orientati al ribasso. La guerra in Ucraina potrebbe determinare un blocco dell’import di gas dalla Russia in Europa e, in questo caso (e con la complicità di un mercato del lavoro sempre rigido), potrebbe essere più complicato imbrigliare le tensioni sui prezzi. Altre incognite, avverte l’FMI, sono rappresentate da eventuali ondate di Covid e dalla tenuta del mercato immobiliare cinese.