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Coronabond: solidarietà Ue, se non ora quando?
Non c'è ombra di azione comune per aiutare l’economia europea. L'accordo sui Coronabond (declinazione emergenziale degli Eurobond) è saltato, i Paesi Europei non sono concordi. Come risollevare l'economia Ue? Quali armi sfoderare? La Bce pensa all'Omt.
L’azione comune per aiutare l’economia europea, auspicata da più parti, per ora non c’è. È saltato, anche in modo brusco, l'accordo sui Coronabond (declinazione emergenziale degli eurobond), così come sembra ancora più lontana l’intesa tra i membri dell’Eurozona sull’ESM (European Stability Mechanism). L’utilizzo di questo, se verranno rivisti i suoi limiti, appare per altro ostico anche ai Paesi che lo vorrebbero richiedere perché li obbligherebbe a rispettare parametri più rigidi. Sono passi da fare ‘digerire’ soprattutto ai Paesi dell’area del Nord, quelli considerati più virtuosi a livello di conti.
Inascoltata la lettera inviata da Paesi all’Ue
Si tratta, in effetti, dell’inizio di un percorso che porterebbe alla condivisione dell’indebitamento e che, secondo Mark Dowding (CIO di BlueBay) “potrebbe trasformare l’Eurozona, portando l’unione monetaria sul livello successivo: che ora non sembra più così lontano”. Per ora, tuttavia, questo scoglio rimane: è rimasta senza risposte sufficienti la lettera dirompente che nove Paesi avevano inviato alla Commissione per lavorare insieme “su uno strumento comune di debito, emesso da una istituzione europea, per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati membri, assicurando in questo modo un finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni provocati da questa pandemia”.
Bond emergenziale per uno shock simmetrico esogeno
In primo luogo, secondo la missiva recapitata a Bruxelles, “bisogna riconoscere la gravità della situazione e la necessità di un’ulteriore reazione”, perché aspettare e sperare che la crisi non si aggravi non è molto saggio. I nove firmatari ritengono di fatto che le attuali linee di credito del Mes, che l'Eurogruppo è pronto a sostenere, non sono sufficienti. Anche perché questo implica una richiesta individuale, ammettendo di avere una crisi maggiore di altri, mentre invece "stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti”.
Ovvero, bisogna emettere obbligazioni emergenziali, ovvero i Coronabond. A chiederli, a fianco dell’Italia, c’erano Francia, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Slovenia, Spagna e Grecia. Il ruolo dei falchi, per l’occasione, è stato assunto da Austria e Olanda, con la sponsorizzazione defilata della Germania.
Ultimatum da Italia e Spagna per una risposta adeguata
La reazione dell’Italia e della Spagna è stata altrettanto forte: hanno dato 10 giorni all’Europa per trovare una soluzione adeguata alla grave emergenza. Nel dettaglio, Giuseppe Conte ha spiegato che “affidiamo ai cinque Presidenti il compito di tornare con una proposta in dieci giorni, d'accordo con Sanchez”. Si tratta dei presidenti di Commissione Ue, Consiglio, Parlamento, Bce ed Eurogruppo. Conte ha chiarito che nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico: ciascun Paese risponde del proprio e continuerà a risponderne. “L'Italia – sottolinea - ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l'abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato. Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme, per vincerla quanto più rapidamente possibile”.
La Bce pronta a usare il bazooka ‘Omt’
Per i nove Paesi firmatari della lettera è giunto il momento di dimostrare vera solidarietà e spirito comunitario di fronte alla nuova crisi innescata dall'epidemia. Sul fronte opposto ci sono i falchi che fanno fatica ad accettare l’idea di condividere risorse e debiti. Intanto, secondo indiscrezioni, la Bce sarebbe pronta ad attivare il piano anti-spread Omt (Outright monetary transaction) per l'acquisto illimitato di titoli di Stato per sostenere l'economia dell'Eurozona. Si tratta di uno strumento che è stato messo a punto nel 2012 dall'ex Presidente della Bce, Mario Draghi, durante la crisi dei debiti sovrani e finora mai utilizzato. C’è comunque sempre lo stesso problema problema: per attivarlo serve che i Paesi ne facciano richiesta al Mes singolarmente.