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GameStop: lo short selling mette al tappeto Golia
Lo short selling, o vendita allo scoperto, che ha movimentato il mercato col caso GameStop, è un modo di operare spesso associato a notizie negative. Ma la sua etica, secondo gli esperti di Schroders, dipende dal singolo venditore e, comunque, la sua connotazione negativa è ingiusta.
Davide batte Golia: sono bastati un canale social e una strategia comune dei suoi utenti nei confronti di una società in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria. Stiamo parlando dello tsunami GameStop, che nelle recenti settimane ha ‘terremotato’ i mercati finanziari: al momento sembra essersi calmato, ma non è detto che il sisma possa riprendere forza e in futuro prendere di mira altri titoli. Le azioni GameStop, società Usa di negozi di videogiochi, in gennaio si sono apprezzate di oltre 1.600 per cento spinte da un’operazione concordata dagli investitori privati - utenti del social network Reddit – che hanno agito contro i grandi fondi d’investimento, i quali hanno perso svariati miliardi di dollari.
Cos’è la vendita allo scoperto
Schroders ha cercato di capire cosa c’è stato dietro alla battaglia che ha visto confrontarsi i trader privati e i fondi hedge e, in particolare, spiegando in cosa consiste lo ‘short selling’, la pratica che ha spinto sulle montagne russe il titolo GameStop, la sua etica e perché la si riveste di una connotazione negativa. Fare short selling (vendere allo scoperto), spiega Duncan Lamont, head of research and analytics di Schroders, significa prendere un titolo a prestito da altri investitori e rivenderlo subito, nella speranza che il suo prezzo scenda, in modo da riacquistarlo a un prezzo inferiore. Il profitto è realizzato sulla base della riduzione del prezzo (o la perdita, se il prezzo sale).
Una pratica spesso associata a notizie negative per le aziende
Apparentemente è una strategia di investimento disegnata per generare valore, quando le aziende hanno un calo potrebbe non sembrare molto responsabile. Per questo lo short selling è spesso associato a notizie eclatanti sul fallimento delle aziende, sull’abuso di mercato e sulle preoccupazioni dei policymaker riguardo al fatto che tali pratiche indeboliscano i mercati. Tuttavia, spiegano in Schroders, la realtà è più complessa. Sebbene abbia innegabilmente un lato più controverso, la vendita allo scoperto può anche aiutare a gestire il rischio in modo più efficace e contribuire all’efficienza del mercato. Non ci sono risposte assolute alle domande sull'etica dello short selling.
L’etica dipende dal singolo venditore
La vendita allo scoperto non mina direttamente la salute di una società più di quanto possa farlo l'acquisto delle sue azioni in base al miglioramento dei fondamentali. Le aziende non vengono private di fondi quando gli investitori vendono azioni, né sono finanziariamente più forti quando gli investitori comprano azioni sui mercati quotati. Le questioni etiche sorgono quando gli investitori fanno ulteriori passi per influenzare la salute finanziaria e il valore delle aziende dopo aver comprato o venduto azioni. Quindi, consiglia Lamont, per valutare l'etica dello short selling dobbiamo considerare le azioni dei diversi venditori allo scoperto piuttosto che le vendite allo scoperto come principio.
Reputazione ingiustamente negativa
In sintesi, la vendita allo scoperto ha ingiustamente una reputazione negativa. Piuttosto che evitare questa pratica, gli investitori, soprattutto quelli che hanno una mentalità più etica, dovrebbero assicurarsi di capire i suoi potenziali usi in una strategia e come i suoi praticanti intendono comportarsi. Può apportare benefici significativi, sia alla performance degli investimenti che agli standard di governance. Indubbio, conclude Lamont, alcuni venditori sono immorali, ma la vendita allo scoperto in sé non lo è. Nel caso GameStop, i piccoli investitori si sono scagliati contro Golia perché colpevole di scommettere al ribasso in modo ingiustificato solo per mero interesse.