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Europa, gli argomenti dei pessimisti
Apparentemente va tutto bene in Europa: l’indice azionario Eurostoxx 50 dall’inizio dell’anno è cresciuto in maniera costante fino all’attuale +7,05%, gli utili delle maggiori aziende continentali sono in crescita rispetto all’anno precedente fino ad arrivare mediamente vicini al 10% e persino il Btp naviga intorno a 250 punti di spread sul Bund, che non è certo un livello stupendo, ma è ancora abbastanza lontano da quella quota 300 che viene considerata l’inizio del baratro per il nostro paese. In pratica, mentre tutti prevedevano un 2019 da tregenda, sembra che tutto abbia cominciato a funzionare bene per l’Europa (e non solo per il nostro continente, ma anche per gli Usa e gli emergenti).
Ma questo improvviso ottimismo ha serie ragioni alla base? Possiamo pensare che i mercati riprendano a correre come già è avvenuto nel 2017? La risposta non è facile e vale la pena enumerare gli elementi positivi e quelli negativi, In questo primo articolo cominceremo da questi ultimi.
Elezioni europee. A maggio verrà rinnovato il Parlamento europeo. Se saranno confermati i sondaggi, il vecchio equilibrio tra i due gruppi maggiori, Ppe e Pse, è destinato a saltare e a non avere più la maggioranza. I diversi gruppi sovranisti in giro per l’Europa, se non capaci di prendere in mano il governo dell’Ue, saranno quasi certamente in grado di bloccare qualsiasi ipotesi politica che non li veda presenti. In concreto è possibile che sia molto difficile formare la Commissione e che si arrivi a una paralisi dell’Unione, più o meno come è successo in Spagna o in Italia. Sicuramente non è una bella prospettiva.
E, anche ammesso che i sovranisti riescano ad avere la maggioranza, non diventerebbe automaticamente tutto facile. I partiti autonomisti del nord Europa sono spesso in feroce polemica con i loro omologhi del sud: se da parte dei nordici c’è l’idea che il Sud Europa abbia lucrato sui fondi Ue e spesso abbia avuto una finanza molto allegra, da parte dei gruppi populisti del meridione d’Europa si ritiene che sia ora di dire basta ai vincoli che arrivano da Bruxelles. In effetti mettere insieme un’internazionale dei nazionalisti, come pensano molti, è una discreta contraddizione in termini. Tutto ciò, se si verificherà, non farà per nulla bene ai mercati.
Tassi. La fine del quantitative easing finora è passata senza troppi danni e non ha provocato per l’Italia danni terrificanti, come molti temevano, anche perché Mario Draghi dall’alto della sua poltrona alla Bce ha garantito che i tassi di riferimento fino alla prossima estate non si toccano. Ma l’estate non è poi così lontana e se da luglio-agosto gli interessi dell’intero sistema riprenderannoa salire, nessuno starà bene. È vero che il presidente della Banca centrale ha promesso che resterà vigile e ha dichiarato la sua disponibilità a tornare indietro nella sua politica di disimpegno alle prime avvisaglie di difficoltà, ma Draghi finisce il suo mandato tra soli otto mesi. Al suo posto probabilmente verrà un esponente di quei paesi nordici particolarmente ostili al sud Europa ed è molto improbabile che ci sia una continuità tra l’attuale politica della Bce e la prossima.
Italia. Alla fine i problemi tra l’Italia e la Commissione europea, con difficoltà simili a quelle di un parto cesareo, sembrano essersi appianati e probabilmente fino alla prossima legge di bilancio non succederà nulla di particolarmente significativo. Ma alla fine dell’anno, con una commissione (se ci sarà) probabilmente più dura e un governo italiano (se ci sarà) che avrà molti meno margini di manovra di quest’anno arrivare a un accordo sarò difficilissimo. E una destabilizzazione dell’Italia non farebbe bene a nessuno in Europa, tanto meno ai mercati.
Conclusione. I temi indicati sono solo i più immediati e i più eclatanti, ma non certamente gli unici: la guerra commerciale con gli Usa, la Brexit che non si sa molto bene come andrà a finire, la totale disunione tra i paesi europei su qualsiasi tema che abbia un minimo di importanza, la scarsità di investimenti in infrastrutture, livelli burocratici assurdi rendono il Continente una perenne incognita, Su questa base non è molto facile essere ottimisti sul futuro, anche se c’è chi ci riesce. Vedremo in un prossimo articolo le ragioni degli ottimisti.